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Giuliano Papalini: l’irresistibile fascino del collezionismo.

Giornalista professionista con una lunga esperienza nel settore economico e finanziario, Giuliano Papalini è stato inviato speciale e poi responsabile della redazione economica dell’Agenzia Giornalistica Italia. Collezionista ed esperto di arte moderna e contemporanea, con la moglie Nunzia condivide a Milano la passione per il collezionismo, maturata anche grazie all’amicizia e alla frequentazione di grandi Maestri e sapienti galleristi. Per oltre sette anni ha tenuto la rubrica “D’Autore” sul mensile delle Ferrovie dello Stato “La Freccia” e in qualità di Art Advisor segue alcune importanti collezioni private. L’irresistibile fascino del mercato lo ha spinto in una nuova avventura giornalistica.

Recentemente hai iniziato una nuova avventura come giornalista, di cosa si tratta?

Giuliano Papalini: A seguito della mia esperienza con la rubrica “d’Autore” che per sette anni ho curato sulla rivista ‘La Freccia’ di Trenitalia, in cui mi occupavo del mercato dell’arte, sono stato chiamato a collaborare, a First Arte una sezione di ‘First Online’. Si tratta di una testata indipendente d’informazione economica e finanziaria fondata da Ernesto Auci, già direttore della comunicazione di Fiat e di Confindustria e Franco Locatelli, ex editorialista del Sole 24ore.

Da qualche mese curo ‘Il borsino degli artisti’ una rubrica rivolta ai collezionisti che informa sul mercato degli artisti, sulle gallerie che li rappresentano e i prezzi in asta e sul mercato primario. Ho cominciato con Giuseppe Uncini, in occasione del decennale della sua scomparsa, poi Nicola Carrino, Giulio Paolini, Gianfranco Pardi, Pino Pinelli, Agostino Bonalumi e via così con cadenza settimanale.

Giorgio Griffa, Mariolina e Giuseppe Uncini, Giuliano Papalini alla Fondazione Marconi, Milano.
 Arte e finanza: come si sono intrecciate nella tua esperienza?

Giuliano Papalini: Per passione colleziono arte da più di vent’anni, ed ho iniziato come tutti i collezionisti in erba con multipli e grafiche. Il mio primo acquisto importante è stato un’opera di Mario Schifano. Determinante è stata l’amicizia con un gallerista illuminato, Stefano Fumagalli, purtroppo morto troppo giovane, grandissimo talent scout che sapeva scoprire gli artisti ‘che venivano subito dopo’ (ai grandi maestri), come soleva dire, e che ha messo sul mercato artisti come Uncini, Bonalumi, Pardi. Al contempo lavoravo come giornalista di economia e finanza, dunque le due passioni si sono intrecciate automaticamente. Quando ho smesso la mia attività lavorativa, ho continuato a seguire la comunicazione economica e finanziaria per alcune aziende, affittando un ufficio, che aveva una vetrina su strada. Ho pensato così di esporre nel mio studio alcune opere della mia collezione e in seguito di coinvolgere i tanti amici artisti conosciuti negli anni in piccole mostre che organizzo due, tre volte l’anno. Mi piace l’idea di condividere con gli amici la passione di una vita.

Giuliano Papalini con l’artista Arcangelo Sassolino
 Cosa ne pensi della salute del mercato dell’arte in Italia? In anni recenti, anche se globalmente il mercato sembra essere in buona salute, l’Italia non riesce a tenere il passo. A detta di molti, una burocrazia pesante e un sistema fiscale poco favorevole sembrano frenare il nostro mercato…sei d’accordo?

Giuliano Papalini: L’arte italiana negli ultimi 15 anni ha raggiunto vette notevoli sul mercato internazionale.  Soprattutto i grandi artisti come Manzoni, Burri, Fontana, ma anche altri maestri contemporanei il cui lavoro è già storicizzato. Castellani, Bonalumi, Scheggi, Boetti e tutta la scuderia dell’Arte Povera, sono solo alcuni esempi. Interessante anche la riscoperta dei protagonisti della Pittura Analitica con Griffa e Pinelli in testa che hanno raggiunto quotazioni interessanti. Per non parlare di Maurizio Cattelan e delle nuove generazioni come Vezzoli, Nunzio, Paola Pivi e via di questo passo.

Alighiero Boetti – Attirare l’Attenzione (1992) Ricamo su tessuto. Collezione privata.

Da qualche anno il mercato, a livello internazionale, fatta eccezione per alcuni big che hanno continuato a macinare record, ha subito un consistente rallentamento. In parte dovuto agli strascichi della crisi economica globale che si sta protraendo più a lungo del previsto, ma soprattutto a causa di un sano consolidamento dei prezzi che ciclicamente avviene quando si avverte il sentore di una bolla speculativa in arrivo. Il mercato italiano in particolare poi sconta norme burocratiche assurde a cui si aggiunge un sistema fiscale particolarmente aggressivo, che da sempre ci penalizza. Non è ovviamente solo colpa del fisco, cui si tende ad attribuire ogni colpa, ma anche di chi fa il mercato. Le gallerie del Belpaese, almeno la maggior parte, hanno smesso di fare il loro mestiere che è quello di sostenere e promuovere gli artisti per diventare semplici mercanti. D’altronde se gli artisti italiani promossi da grandi gallerie straniere stanno avendo ottimi risultati dovrebbe indurli a qualche riflessione.

La corsa sfrenata al rialzo dei prezzi dei grandi maestri poi ha finito anche per danneggiare il mercato di fascia media. C’è stato un periodo di euforia globale, all’incirca dal 2013 al 2015, in cui molti collezionisti comperavano opere per pura speculazione finanziaria o per fare rientrare capitali dall’estero. Questo ha dato un’accelerazione innaturale al mercato. Ancora prima, alla fine degli anni ottanta e primi anni novanta, le banche hanno iniziato a consigliare investimenti nel mondo dell’arte, usando promoters che trattavano le opere d’arte come un qualsiasi prodotto finanziario, senza capire nulla delle peculiarità di quel mondo.

Enrico Castellani-Superfice rossa (2006). Collezione privata

Quando non si parte dalla passione ma dall’investimento, si guardano esclusivamente le ‘blue chip’, i grandi nomi, allora venduti a prezzi esorbitanti, spesso non giustificati. E in molti casi oggi più che dimezzati. Anche questo ha contribuito ad allontanare i collezionisti, soprattutto quelli alle prime armi e veramente appassionati. Anche nel Sistema dell’arte, come succede per tutti i settori dell’economia, a subire maggiormente le crisi economiche sono le fasce medie. Oggi per i galleristi è più facile vendere opere sotto i diecimila euro oppure capolavori di fascia altissima.

Forse la colpa del mancato, o ritardato ingresso sul un mercato internazionale dei nostri grandi artisti è in parte anche dovuto al provincialismo di molti galleristi negli anni ottanta fino al 2000?

Giuliano Papalini: Se togliamo i grandi galleristi degli anni cinquanta e sessanta, che erano anche grandi mecenati, i nostri galleristi hanno soprattutto fatto i mercanti.  Il lavoro del gallerista è quello di promuovere gli artisti, non solo vendere opere. Quindi non serve portali in America per fare una sola mostra, ma bisogna creare reciprocità con grandi gallerie americane, ad esempio. Oggi alcune fiere, come quelle di Milano e Torino, si stanno internazionalizzando, nel senso che hanno iniziato a ospitare gallerie straniere. Ma alle fiere internazionali (Basilea, Frieze di Londra, Armory di New York, Fiac di Parigi) la pattuglia delle nostre gallerie è sempre sparuta. Visto che spesso è un problema di costi elevati difficili da sostenere, forse, come avviene in molti altri paesi, un aiuto economico pubblico non guasterebbe. Negli ultimi anni molte gallerie italiane sono emigrate, per motivi fiscali ma non solo, all’estero: in Inghilterra e Svizzera principalmente.  Questo, forse, farà sì che anche l’arte italiana abbia maggiore visibilità internazionale. Staremo a vedere.

Giuliano e Nunzia Papalini con l’artista Luisa Protti
Il rischio di un mercato “di mezzo” in crisi è quello di danneggiare anche il mercato di fascia alta, che non è più soggetto ad una crescita basata su processi di selezione meritocratica, un po’ come oggi si dice per il mercato del calcio…

Giuliano Papalini: Non c’è alcun dubbio. Questo vale per tutti i settori dell’economia e si chiama monopolio. Come conseguenza, parlo per l’arte, si finisce per lasciare spazio solo a una cerchia ristrettissima di addetti ai lavori che da sola detta le leggi del mercato, promuovendo i ‘propri’ artisti e indirizzando il collezionismo. Ma attenzione, non tutte le ciambelle riescono col buco. E infatti sono sempre più numerosi i casi di grandi record.

Quindi, tornando alla tua nuova avventura giornalistica, lo scopo è quello di avvicinare i collezionisti ad un mercato di mezzo?

Giuliano Papalini: Certamente, nelle mie intenzioni c’è il piacere e la volontà di far conoscere a un pubblico interessato un mercato che è tutt’altro che inaccessibile. Purtroppo nell’arte contemporanea fanno notizia solo le grandi cifre. È importante invece fare sapere che non è così, ma che si possono acquistare opere di grandi maestri storicizzati con poche decine di migliaia di euro. O splendidi lavori di giovani emergenti addirittura con meno di 5 mila euro.

Giuliano Papalini con l’artista Gianlugi Colin
Il boom del mercato dell’arte sul web come ha cambiato le cose a tuo parere?

Giuliano Papalini: Il web è uno strumento che può essere usato bene o male…Io sono però convinto che per comperare un’opera sia necessario vederla, sentirne il fascino. Certo, la rete può far conoscere un artista e il suo mercato. In questo, non c’è dubbio è estremamente utile. D’altronde con la mia rubrica, sul web per l’appunto, ‘Il borsino degli artisti’ cerco di fare proprio questo.

Arcangelo Sassolino-cemento (2016) collezione privata
Cosa consiglieresti a chi inizia a collezionare ora?

Giuliano Papalini: Quello che ho fatto io e ho sempre consigliato, a chi inizia a collezionare arte: acquistare un’opera prima di tutto perché piace. Tenendo presente che il gusto si forma frequentando mostre, musei, gallerie e via dicendo. In secondo luogo, che è importante conoscere quello che io chiamo ‘i fondamentali’ di un artista: quante mostre ha fatto e dove, chi sono i suoi galleristi. Se è presente nei musei e nelle grandi collezioni pubbliche o private.  Se ha partecipato a importanti manifestazioni internazionali (La Biennale di Venezia, Documenta Kassel ecc.). Ma la cosa più importante, lo ribadisco, bisogna sempre partire dalla passione.

Giuliano Papalini con il Maestro Pino Pinelli

Alessandra Alliata Nobili

Founder e Redazione | Milano
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