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La fotografia di Davide Monteleone e le sfide dei Minerali Critici

“Critical Minerals” nuovo progetto del fotografo, ricercatore e artista visivo Davide Monteleone, esplora le sfide legate alla transizione industriale verso le energie rinnovabili.

Attraverso un’indagine visiva nelle miniere del Cile e della Repubblica Democratica del Congo, Monteleone indaga sugli impatti ambientali e sociali dell’estrazione dei minerali critici necessari per l’abbandono delle fonti fossili.

Interessato alle intersezioni fra geopolitica, economia e ambiente, Monteleone ha esplorato in modo esteso Cina, Russia e Caucaso documentando sia le eredità storiche che le nuove ambizioni del  post- comunismo attraverso la sua fotografia.

Collaboratore di numerose testate internazionali fra cui Time Magazine, The New Yorker, National Geographic, The New York Times, Monteleone è stato tre volte vincitore del World Press Photo e titolare di riconoscimenti prestigiosi come il European Publisher Award (2011), l’Asian Society Fellowship (2016) e La National Geographic Fellowship (2019) fra molti altri. Inoltre ha esposto in gallerie d’arte fra cui il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il Nobel Peace Center di Oslo e la Saatchi Gallery di Londra.

Alcune immagini del capitolo “Lithium” sono state esposte alla Galleria Valeria Bella durante Bologna ArteFiera 2024.

Davide Monteleone Critical Minerals, Cile, aprile 2023. Impianto di Albemarle.

Cile, aprile 2023. Impianto di Albemarle. Operai di Albemarle che raccolgono campioni da uno stagno di litio. Il litio cileno viene lavorato attraverso un metodo che prevede l’uso di grandi vasche di evaporazione dove l’acqua salata estratta, convogliata e pompata da una serie di pozzi sotterranei, viene raccolta e lasciata evaporare, mentre è esposta agli agenti atmosferici. La salamoia, una “zuppa complessa” con una varietà di sali, viene infatti concentrata in grandi vasche per 12-18 mesi, con l’aggiunta di calce e sodio. Poiché questi sali hanno solubilità diverse, l’ultimo elemento rimasto dopo più di un anno è un litio concentrato al 6%, che viene poi inviato all’impianto chimico dove vengono prodotti il carbonato di litio e l’idrossido di litio. Albemarle è una delle due società proprietarie di una miniera di litio nel Salar de Atacama.
Situata nella parte meridionale del Salar, è più piccola della miniera di SQM, ma è pur sempre un’industria leader nel settore.

Il progetto Critical Minerals inizia a cavallo fra il 2021 e 22, ma da molto tempo t’interessi alle dinamiche di potere e alle economie della geopolitica. Penso ad esempio a A Modern Odissey, il corto del 2012 che hai girato a bordo di una nave su una rotta artica dalla Russia alla Cina resa possibile dallo scioglimento dei ghiacci; poi Sinomocene nel 2014, sulla Belt and Road cinese, e più recentemente un progetto sullo stoccaggio della CO2.

Davide Monteleone : L’interesse per la geopolica è iniziato nel 2014. Mi sono sempre occupato di fotogiornalismo e fotografia documentaria, ma a quel punto ho iniziato a guardare le cose cercando di capirne le motivazioni più profonde.  

Guerre, conflitti e crisi economiche, di cui mi occupavo da molti anni e che normalmente vengono fotografate nel momento della loro manifestazione più violenta, hanno comprensibilmente un processo di genesi molto più lungo.  Ho capito che era quello cio’ che m’interessava raccontare, cercando quindi di fotografare quello che non è immediatamente visibile.

Mi sono concentrato su concetti come l’economia e il clima. A Modern Odissey è stata la prima storia sul clima nel 2012 quando ancora si parlava poco di scioglimento dei ghiacci. È stata un’occasione per iniziare a parlare di cambiamento climatico. Poi Sinomocene, l’economia della Belt and Road, enorme impresa economica di soft-power della Cina.  

E oggi con Critical Minerals esplori le nuove frontiere dell’energia.

Davide Monteleone : Critical Minerals cerca d’investigare con ottimismo le nuove sorgenti energetiche ma guarda anche al boom dell’intelligenza artificiale perché sia le nuove tecnologie che la transizione verso un’economia verde consumano grandi quantità di risorse naturali che non sono più petrolio e carbone ma litio, cobalto, nichel e molti altri.

Hai scritto che gran parte del tuo lavoro consiste nella ricerca a monte dei tuoi progetti. Puoi brevemente descrivere come ti sei preparato per questo lavoro? 

Davide Monteleone: Sono metodico e tendo a lavorare sempre nella stessa maniera. Prima raccolgo un database di archiviazione con articoli e tutto quello che è stato scritto, raccontato e fotografato sul tema che intendo affrontare. Uso molto un sistema di mappe, da Google Earth a Google Maps ad altri sistemi satellitari un po’ più sofisticati per identificare molto precisamente i posti dove voglio andare, e poi inizia il lavoro di contatti e logistica.

Quest’ultima parte è stata abbastanza semplice per il Cile: le aziende sono facili da individuare e anche i contatti con gli uffici stampa. Il Congo è stato molto più complicato. È un paese difficile sia dal punto di vista logistico che di sicurezza, e ho lavorato con una persona del posto.

Critical Minerals ha delle componenti collaborative con altri storytellers. Anche in Cile ho lavorato con una persona locale, più per spirito di collaborazione che per necessità.

Nei progetti precedenti ho pure cercato di sfatare lo stereotipo del fotografo solitario che si occupa di fotografia documentaria. Ormai trovo un po’ stringente, almeno per me, questa definizione. Quindi a seconda del progetto scelgo dei collaboratori che abbiano delle competenze specifiche.

Per Sinomocene ho lavorato con un economista e un team di data designers, nel caso di Critical Minerals collaboro con una serie di storytellers locali perché nella narrazione della storia sia presente una mia visione e una parte che riguarda la visione globale del progetto, insieme ad altri sguardi dettati dalla conoscenza profonda del territorio e della cultura locali.

Davide Monteleone Critical minerals Cile, aprile 2023. Città fantasma di Chuquicamata.

Cile, aprile 2023. Città fantasma di Chuquicamata. Veduta aerea dell’ex città, della fossa a cielo aperto e dei cumuli di rifiuti. La città di Chuquicamata fu fondata come campo minerario quando furono aperte le operazioni minerarie. Dopo molte attività minerarie e di espansione a cielo aperto, la città finì per essere troppo vicina alle operazioni minerarie. La polvere della miniera e i gas della vicina fonderia hanno costretto la compagnia mineraria a trasferire l’intera città. Oltre alle preoccupazioni per la salute e la sicurezza, l’azienda stava esaurendo i posti utili dove accumulare i rifiuti della miniera. Per estrarre 1 chilogrammo di rame è necessario rimuovere dal terreno 100 chilogrammi di roccia. Quel materiale di scarto deve andare da qualche parte. Quindi ora il sito dell’ex città comincia ad essere sepolto dai rifiuti della miniera. La maggior parte della città non è stata ancora sepolta ed è una città fantasma. I residenti sono stati trasferiti a Calama, una città a circa 15 chilometri di distanza. Codelco, la società governativa proprietaria della miniera, ha costruito oltre 5.000 case, una per ogni famiglia. I residenti hanno iniziato a trasferirsi nel 2004 e nel settembre 2007 Chuquicamata è stata ufficialmente abbandonata.

Durante la fase di ricerca decidi anche un taglio estetico da dare al progetto?

Davide Monteleone: Raccolgo ciò che definirei visual mood, cioè i miei interessi del momento, che cambiano e si evolvono e che hanno sempre una coerenza con la storia. Se ci sono tematiche più tecnologiche o più emotive il taglio sarà quello.

Hai spesso trovato rispondenze della tua ricerca nella situazione reale o le tue aspettative sono a volte state rovesciate?

Davide Monteleone: Nel progetto Sinomocene un viaggio e una fotografia in particolare hanno dato una direzione diversa al progetto. La foto era quella di due Cosacchi che pattugliavano il confine fra Russia e Cina in una zona remota.

Quell’immagine che ho creato mi ha fatto pensare che non solo la situazione era surreale, ma anche i concetti che volevo raccontare erano così astratti che forse la sola fotografia non bastava, o che era solo uno degli strumenti che potevano innescare la curiosità del pubblico.

Per quanto riguarda Critical Minerals, è una storia con parecchie polarizzazioni: da un lato è necessaria una trasformazione tecnologica per transitare verso energie rinnovabili, dall’altra anche questo ha un costo, quindi è necessario fare un bilancio dei benefici e compromessi che ci fanno evolvere come civiltà.

Davide monteleone, Russia, Blagoveschensk, febbraio 2020.

Russia, Blagoveschensk, febbraio 2020. La città cinese di Heihe vista dall’argine di Blagoveschensk sul fiume Amur ghiacciato. La scritta sull’edificio può essere tradotta come “Go Wuhan”, il messaggio incoraggiante alla città dove è iniziata l’epidemia di Coronavirus. Blagoveschensk e Heihe sono separati da circa 600 m.

Da quello che ho visto, le fotografie scattate in Cile riguardano principalmente paesaggi.

Davide Monteleone: Il capitolo del Litio, presente in Fiera a Bologna, comprende fotografie di paesaggio astratte e aeree, stitching fotografici realizzati con un drone, a volte anche di venti o trenta fotografie ricomposte insieme. Questo anche per avere dettagli molto definiti anche su paesaggi molto vasti, delle dimensioni di una quindicina di campi da calcio. Esteticamente sono un po’ influenzate dall’Antropocene del fotografo Edward Burtynski e dalla tradizione pittorica dell’Astrattismo americano.

Guardi spesso alla pittura, o in generale all’arte, come ispirazione per le tue immagini?

Davide Monteleone: Assolutamente sì, molta arte visiva, letteratura e cinema. La fotografia è un’arte molto giovane, non credo che da sola sia sufficiente a coprire tutte le potenziali ispirazioni che un’artista emergente come me ha bisogno di sperimentare.

 Tornando a Critical Minerals, in Congo hai ritratto anche diversi personaggi. Per la parte del progetto che riguarda la miniera di Kolwezi hai scritto un testo, pubblicato sul tuo sito, riconoscendo la criticità di uno sguardo occidentale su alcune realtà, perché può riprodurre gli stessi meccanismi di sfruttamento che si propone di mostrare. Qual è il tuo approccio quando fotografi situazioni delicate o controverse?

Davide Monteleone: È un mio cruccio da tanto tempo, e non solo mio, è un dibattito vivace che riguarda la fotografia documentaria da diversi decenni.

In Congo ero molto cosciente del fatto che sarebbe stato difficile evitare lo sguardo sull’essere umano che ho tentato di evitare spesso negli ultimi progetti. Negli ultimi anni la mia estetica è più indirizzata a quella fotografia tedesca dove la figura umana è distante, o molto piccola inserita in paesaggi vasti.

Il fulcro della storia in Congo è effettivamente lo sfruttamento delle persone, o le possibilità che ancora non hanno di sfruttare le loro risorse. L’unica modalità che finora ho trovato per evitare uno sguardo impositivo è un’ attenzione formale all’estetica della composizione, in modo tale da dare dignità alle persone, a che la loro fisicità non sia ritratta in modo da farle apparire sottomesse o più ancora umiliate.  La scelta dell’inquadratura e la posizione di un corpo possono cambiare molto questo aspetto.

Un altro modo per evitare lo sguardo di cui parlavi è stato quello di collaborare con un fotografo locale che ha necessariamente uno sguardo diverso da quello che posso avere io.

Davide Monteleone Critical Minerals Kolwezi, Repubblica Democratica del Congo (RDC). Agosto 2023.

Kolwezi, Repubblica Democratica del Congo (RDC). Agosto 2023. – Cooperativa COMIAKOL dell’estrazione mineraria artigianale Mutoshi (ASM). Ritratto di un minatore. All’inizio del 2018, Chemaf ha deciso di sviluppare la concessione di Mutoshi vicino a Kolwezi (una città di circa 500.000 abitanti). La cooperativa intende garantire condizioni migliori a 5.000 minatori senza permesso di lavoro che lavorano nell’estrazione artigianale. La regolarizzazione comportava un accesso controllato al sito minerario da parte dei partner coinvolti nel progetto, operazioni a cielo aperto, formazione e standard di salute e sicurezza più elevati, nonché la creazione di un’opportunità finanziaria condivisa per la comunità locale. La realtà è molto diversa. Nonostante le intenzioni, i minatori scavano il cobalto e il rame in condizioni difficili, spesso a piedi nudi in tunnel molto più profondi dei 30 metri dichiarati. Inoltre, non avevano più la possibilità di immagazzinare il minerale finché i prezzi non fossero aumentati per negoziare un accordo migliore con la società proprietaria della concessione. Invece, ora dipendono dai termini stabiliti da un’impresa intermediaria cinese che opera illegalmente presso le società di lavorazione del cobalto più grandi in Cina, il più grande importatore mondiale di cobalto.

L’immagine fotografica si porta dietro un retaggio storico di verità e trasparenza, anche se sappiamo che la manipolazione ha accompagnato la storia della fotografia sin dalla sua nascita, e oggi più che mai. Sull’argomento sono stati scritti fiumi di teoria. Mi domandavo tu come ti rapporti a questo paradosso, visto che spesso contestualizzi le tue immagini con lunghe didascalie.

Davide Monteleone : Le mie didascalie sono sempre abbastanza estese, questo vale naturalmente per i contesti in cui è possibile, che variano dall’ editoria alle gallerie d’arte, dove spesso le didascalie non compaiono. Credo che solo l’autorevolezza e la trasparenza possano bilanciare il paradosso di cui parli.  

Chiarisco con un esempio che faccio sempre ai miei studenti: la gente legge e s’informa sul New York Times perché è credibile, ha costruito una sua autorevolezza. Penso che il fotografo, e l’artista visivo in generale, possano costruire la stessa autorevolezza, non solo informativa ma etica e morale. E cioè dichiarare: io vedo le cose in questo modo, e ve le racconto in questo modo.  Che siano trasformate, che ci siano degli interventi nelle immagini o meno, ha poca importanza nel momento che il messaggio è chiaro.  

Davide Monteleone Nuova area di Lanzhou, Cina, provincia di Gansu.

Nuova area di Lanzhou, Cina, provincia di Gansu. Dicembre 2017. Il treno ad alta velocità che collega la Nuova Area alla città di Lanzhou e da lì allo Xinjiang viene visto lasciare la stazione ferroviaria. Sullo sfondo il nuovo parco in costruzione con tra l’altro una replica della Grande Sfinge d’Egitto; il Partenone; Il Palazzo d’Estate e la Città Proibita di Pechino. Lanzhou New Area è una zona ad amministrazione economica e politica speciale sotto il controllo diretto del governo municipale di Lanzhou fondata nel 2012. Si trova nella valle intorno all’aeroporto di Lanzhou Zhongchuan, non lontano dalla Yellow Rover ed è il primo stato nuova area di sviluppo di livello superiore nella Cina nordoccidentale.

Hai già in mente degli sviluppi futuri per Critical Minerals?

Davide Monteleone: Non ancora. Al momento sta avendo una buona visibilità e un buon successo nelle Gallerie. Sarà pubblicato dal National Geographic Magazine fra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, quando sarà concluso, e c’è l’idea di farne una mostra indirizzata a determinate categorie di policy makers che hanno qualcosa a che fare sulle scelte di come approvvigionarsi di questi minerali critici. In via di finalizzazione c’è forse anche un’idea di documentario sperimentale, perché abbiamo lavorato molto con il video.

Pensi che la fotografia come mezzo d’espressione artistica oggi sia sempre più orientata a forme di attivismo?

Davide Monteleone: Credo sia un fenomeno molto diffuso nell’arte in generale. La diatriba fra arte autonoma e arte politica d’altronde va avanti dai tempi di Adorno. Ci sono teorie significative sul fatto che oggi l’arte forse non è tale se non è una forma di attivismo. Decolonising Nature, libro di T.J. Demos che ho letto recentemente, propone proprio questo.

Hai raccontato che una delle doti umane che più apprezzi è l’immaginazione e che più dell’immediatezza degli eventi ti interessa cercare di capire il mondo attraverso la fotografia. Sono due caratteristiche che ti avvicinano moltissimo alla visione di un artista. Ti consideri artista?

Davide Monteleone: Lo prendo come un enorme complimento! È Sempre difficile dare delle definizioni, che potrebbero sembrare presuntuose. So che la definizione di fotografo da un po’ di tempo mi va stretta. Non tanto a me personalmente, quanto perché credo che la semiotica della parola fotografia debba essere rivisitata, dal momento che non è più una semplice scrittura della luce ma è diventata qualcos’altro. Visual artist e storyteller sono forse le definizioni che mi si addicono di più oggi.

Davide Monteleone Etiopia, ottobre 2019. Addis Abeba, operai dell'azienda calzaturiera Huajian Group.

Etiopia, ottobre 2019. Addis Abeba, operai dell’azienda calzaturiera Huajian Group. Huajian ha una fabbrica vicino ad Addis Abeba che impiega 600 persone, aperta nel gennaio 2012, e si è impegnata a investire congiuntamente 2 miliardi di dollari (1,3 miliardi di sterline) nei prossimi dieci anni per creare una zona economica speciale per la produzione leggera in Etiopia, creando occupazione per circa 100.000 etiopi. L’azienda, che impiega 25.000 lavoratori in Cina, prevede di riuscire a creare circa 30.000 posti di lavoro ad Addis Abeba entro il 2022.

Che tipo di equipaggiamento usi al momento?

Davide Monteleone: Di solito uso macchine tecniche che si usano per ritrarre l’architettura o il paesaggio con dei dorsi digitali. Non uso quasi più l’analogico che ho usato per tanti anni. Poi uso immagini satellitari, dati, droni, qualunque strumento tecnico che mi permetta di trasformare un concetto, un oggetto o paesaggio in immagine.

Come finanzi oggi i tuoi progetti?

Davide Monteleone: Continuo a collaborare con riviste, che tuttavia non sono più la fonte di sostegno primaria perché è un settore in crisi. Oggi lavoro principalmente con fondazioni e istituzioni che sostengono il tipo di progetti che faccio io, come la National Geographic Society e la fondazione Bezos, fondazioni fino ad oggi quasi esclusivamente americane.

Anzi colgo l’occasione per fare un saluto alle fondazioni italiane: se volessero darmi una mano anche loro, visto che sono italiano, mi farebbe molto piacere! Ci sono tante istituzioni private in Italia che hanno i mezzi per fare molto di più per sostenere il mondo dell’arte.

Da ultimo ti chiedo un suggerimento di letture per chi intraprende oggi una carriera nella fotografia. Ci sono nuovi testi interessanti che ti senti di consigliare?

Davide Monteleone: Nuovissimi non direi, ma ci sono libri per così dire storici che vanno assolutamente letti, a cominciare da Vilém Flusser e Ariella Azoulai, che è un po’ l’erede di Susan Sontag, per tutto ciò che riguarda la rappresentazione dell’essere umano, e Lev Manovic per l’estetica dell’intelligenza artificiale e dei social.

Davide Monteleone Etiopia, ottobre 2019. Gente del posto al lavoro alla vista della diga Grand Reneissance.

Etiopia, ottobre 2019. Gente del posto al lavoro alla vista della diga Grand Reneissance. La diga Grand Reneissance è una delle più grandi infrastrutture in costruzione in Etiopia con il sostegno degli investimenti cinesi. È una diga a gravità sul fiume Nilo Azzurro in Etiopia, nella regione di Benishangul-Gumuz. Con una potenza di 6,45 gigawatt, una volta completata la diga sarà la più grande centrale idroelettrica dell’Africa, nonché la settima più grande del mondo. Il costo di costruzione stimato di 4,8 miliardi di dollari corrisponde a circa il 5% del prodotto interno lordo dell’Etiopia, pari a 87 miliardi di dollari nel 2017. La Cina ha finanziato il progetto con 1,8 miliardi di dollari.

 

Alessandra Alliata Nobili

Founder e Redazione | Milano
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