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Piccole epifanie nel quotidiano: Chiara Camoni in mostra a Pirelli HangarBicocca

“Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse” esplora il mondo artistico di Chiara Camoni, dove i gesti di ogni giorno diventano incanto.

A Milano, la maggiore retrospettiva dedicata all’artista fino ad oggi in Italia, a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli, tocca i principali temi della sua ricerca. La capacità di portare alla luce epifanie nel ripetersi dei gesti abituali, il rapporto tangibile con la natura e le sottili sfumature delle esperienze condivise fra donne, si traducono in fascinose narrazioni attraverso una molteplicità di forme, dalle ceramiche ai grandi gruppi scultorei delle Sisters, dai pavimenti a mosaico in marmo alle sete delicate.

La passione per l’antichità e per i tesori archeologici che affiora costantemente nel suo lavoro, è lontana da uno sguardo nostalgico e chiama il passato come fonte d’ispirazione dinamica.  La sua esplorazione dei processi di trasformazione si estende oltre la dimensione temporale verso l’essenza materiale del mondo naturale.

Ne ho parlato con l’artista durante una passeggiata attraverso il suo giardino incantato nello spazio dello Shed.

Chiara Camoni
“Chiamare a raduno.
Sorelle. Falene e fiammelle.
Ossa di leonesse, pietre e serpentesse.”
Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024

Chiara Camoni
: “Chiamare a raduno.
Sorelle. Falene e fiammelle.
Ossa di leonesse, pietre e serpentesse.”
Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 |
Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Potresti raccontarmi l’allestimento della mostra? Come hai affrontato uno spazio non facile per il tuo lavoro, perché monumentale?

Chiara Camoni: Per me era importante affrontare questo spazio senza ricorrere ad una scala gigante, mantenendo il rapporto uno a uno con il corpo. La monumentalità è data dal gesto, dal peso specifico delle opere.

La mostra è concepita come un’isola, quindi non ho voluto usare le pareti. Quando sono arrivata il mio primo istinto è stato di cercare il punto centrale, un vuoto, e da li ho cercato d’immaginare una divisione dello spazio simmetrica: quattro zone delimitate dalle opere, fra cui alcuni serpenti che circoscrivono un’architettura fatta di stanze e viali.  Ho immaginato un sito archeologico, un anfiteatro, un giardino, disegnando un’architettura esclusivamente in orizzontale che lascia tutte le opere visibili.

Il lavoro che apre la mostra, due leonesse in pietra leccese, è stato prodotto per HangarBicocca. La pietra leccese è sedimentaria e solitamente piena di conchiglie.  All’interno dei blocchi che ho usato ci sono invece anche delle ossa di animali.

Probabilmente i fondali marini emersi avevano delle spaccature all’interno nelle quali sono caduti degli animali. Quando ho visto questi blocchi ho pensato subito a delle leonesse, già con il corredo di ossa al loro interno.

Chiara Camoni
: Sister, 2022
Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024

Chiara Camoni
: Sister, 2022
Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 -
Prodotta da Biennale Gherdëina
Courtesy l’artista; SpazioA, Pistoia, e Pirelli HangarBicocca, Milano
Foto Agostino Osio

Il titolo della mostra ne condensa i contenuti, ma suona anche come la formula di un incantesimo. Che relazione hanno per te arte e magia?

Con le parole si evocano cose, questo è già un principio magico. Per me l’arte è molto legata all’incanto e alla meraviglia. È una cosa che viene da lontano nel tempo storico e in quello biografico, è l’incanto dei bambini quando giocano, della scoperta. Quando le apro, le mie sete sono rivelazioni, ognuna con la sua personalità: è totalmente una magia.

Anche l’idea di sorellanza è presente nel titolo e centrale nel tuo lavoro, non solo nella serie delle Sisters. Me ne parli brevemente?

Chiara Camoni: Per me la sorellanza ha un’accezione non in senso cattolico, ma piuttosto è legata a una dimensione femminista, di riconoscimento fra donne. È una cosa che ho sentito più in età adulta, è stata fortissima per me l’esperienza dell’incontro con altre donne.

Chiara Camoni
: “Chiamare a raduno.
Sorelle. Falene e fiammelle.
Ossa di leonesse, pietre e serpentesse.”
Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024

Chiara Camoni
: “Chiamare a raduno.
Sorelle. Falene e fiammelle.
Ossa di leonesse, pietre e serpentesse.”
Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 |
Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

L’idea di lavorare con altre donne nasce all’inizio del nuovo millennio, quando realizzi una serie di disegni insieme a tua nonna Ines Bassanetti, se non sbaglio.

Chiara Camoni: Si, da lì inizia a farsi largo un’idea di autorialità che comprende più mani. Citando Chiara Zamboni, ho iniziato a “pensare in presenza”, un modo di procedere insieme, dove idee, teorie e posizioni sono il risultato di un assestamento e di un dialogo.

Arrivo a figurarmi un’opera non come unica responsabile, ma insieme a persone che devo ringraziare, che per giorni, per settimane, mi sono accanto. Le opere, come imbuti, raccolgono i discorsi che abbiamo fatto, il tempo trascorso insieme.

Le opere non sono solo il risultato manifesto di un buon progetto, o di una dimensione sociale o politica, ma devono avere la loro assoluta autonomia, devono bastarsi. Molte delle opere in mostra sono il risultato di mesi di lavoro.  Molte delle Sisters sono state realizzate a più mani, al tavolo con amiche, con migliaia di pezzettini in terre diverse.

Ogni singola forma è stata modellata a mano, bucata, cotta e poi infilata, per cui questi lavori raggrumano una durata temporale e la reiterazione di gesti. Sono piene di loro stesse. Questa è la dimensione di monumentalità che mi è cara.

Chiara Camoni
: “Chiamare a raduno.
Sorelle. Falene e fiammelle.
Ossa di leonesse, pietre e serpentesse.”
Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024

Chiara Camoni
: “Chiamare a raduno.
Sorelle. Falene e fiammelle.
Ossa di leonesse, pietre e serpentesse.”
Veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 |
Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

L’antichità è uno dei luoghi che frequenti abitualmente nel tuo lavoro. Nell’antichità, hai detto recentemente in un talk, ti trovi a casa.

Chiara Camoni: Si, ma non per nostalgia. Sento che ci sono delle risorse a cui poter attingere come artista contemporanea, fonti di cui ci siamo un po’ dimenticati, perché siamo inscritti nel contesto di un sistema dell’arte e abbiamo perso cose, come la relazione con il sacro che caricano l’opera di significati. Questo lo sento come una necessità nel mio lavoro.

Hai raccontato che parte del fascino che provi per i reperti antichi, è dovuto al fatto che questi erano destinati a rimanere nascosti per sempre…

Chiara Camoni: Mi riferivo agli oggetti destinati al culto dei morti. Buona parte dei nostri musei archeologici sono il risultato di profanazioni, molti di questi oggetti, che amo moltissimo, erano destinati al buio eterno. Noi invece viviamo un momento di totale visibilità sotto tutti i punti di vista.

Sembra non esserci più l’esotico, il lontano, lo sconosciuto, è tutto ugualmente illuminato, mappato e visibile, mentre l’ombra è fondamentale. C’è una zona interna alle Sisters, e a tutte queste opere, che non si vede ma non è un vuoto, è un pieno di zone oscure.

Nonostante questa mostra sia molto illuminata, è anche piena di zone d’ombra.  Questo è uno dei temi della performance che si svolgerà durante l’inaugurazione della mostra: la necessità di cercare delle zone di minor visibilità e di maggior corporeità.

Chiara Camoni: I Tre Serpenti, 2024 - Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 Prodotto da Pirelli HangarBicocca

Chiara Camoni: I Tre Serpenti, 2024 – Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 Prodotto da Pirelli HangarBicocca | Courtesy l’artista; SpazioA, Pistoia, e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

Hai eseguito alcuni dei tuoi lavori, autoritratti e sculture, ad occhi chiusi. Questo è legato a quello che mi stai dicendo sull’ importanza della corporeità? È la necessità di affermare un sapere delle mani e dei gesti?

Chiara Camoni: Assolutamente sì. C’è un sapere delle mani che per chi ha un rapporto non consegnato a terzi con la materia è fondamentale. Il contatto con la materia è l’origine dell’opera. Questo sapere a volte prosegue indipendentemente anche quando si cerca di sganciare il cervello.

Una volta che si sviluppa una competenza tecnica, questa da un vantaggio può diventare un limite.  Per me in alcuni casi lavorare ad occhi chiusi è abbandonare la parte razionale, perdere un po’ il controllo facendo lavorare la parte inconscia.

Ti faccio l’esempio una serie di piccole sculture, le Ninesse, piccoli idoli nate insieme a mia figlia Anna, detta Nina. Quando le ho iniziate avevo delle parentesi temporali molto brevi, lavoravo con una gestualità rapidissima, quasi senza guardare o guardando altrove. Arrivavano oppure no. Spesso faccio questo anche con i disegni.

Chiara Camoni: Vasi Farfalla, 2020 -Grès smaltato, elementi vegetali. Dimensioni variabili

Chiara Camoni: Vasi Farfalla, 2020 -Grès smaltato, elementi vegetali. Dimensioni variabili | Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia Foto Camilla Maria Santini

Puoi parlarmi delle ceramiche in mostra, del legame forte fra queste opere e la natura del luogo in cui le produci?

Chiara Camoni: La serie dei Vasi Farfalla è legata al mondo degli insetti e delle farfalle. Sono nati nel mio giardino, che è molto ‘selvatico’. La mia casa è l’ultima del paesino in cui abito, dopo c’è il bosco per cui il passaggio degli insetti, degli animali, il cinghiale, il lupo, l’istrice, la volpe, è un’esperienza di quotidianità.

Quando ho iniziato a lavorare a questi vasi era estate e il giardino di sera è stato frequentato per la prima volta da un’enorme falena, che arrivava, si nutriva e andava via, come se mi fosse venuta a trovare.

Sono vasi realizzati in gres. Lo smalto lo realizzo io mescolando la cenere dei fiori secchi del mio giardino con sabbia e terriccio. A milletrecento gradi questi minerali vetrificano e danno questa particolare colorazione.

Anticamente i vasi venivano smaltati con terra e cenere. Anche in questo caso è stato un tornare indietro nel tempo che mi ha permesso di dare ai vasi un colore che fosse l’estratto di un paesaggio, i minerali presenti nel mio giardino. Tutto questo implica una trasformazione: si usa ad esempio una terra grigia, e dopo la cottura assume un’altra colorazione che vira al rosa.

Un’altra serie di ceramiche, [collocate all’interno di una credenza in mostra N. d. R.] sono state smaltate con le ceneri della Burning Sister [Sister realizzata in materiali vegetali e bruciata durante una performance]. Il video della Burning Sister è proiettato sul retro della credenza, in una sorta di ‘compressione’ di significati.

All’interno della credenza vedo anche dei gioielli, prodotti della fusione di altri gioielli in diversi metalli, preziosi e non. La trasformazione della materia, elemento chiave del tuo lavoro, si palesa molto chiaramente nei gioielli, che hai recentemente esposto anche in una bella mostra alla Fondazione Rovati qui a Milano, accanto alla collezione Castellani. Si percepiva il tuo entusiasmo quando hai raccontato che l’oro viene come mangiato dagli altri metalli.

Chiara Camoni: [sorride] Quando sento che nelle materie che posso manipolare avviene un passaggio di trasformazione provo un grandissimo piacere.

Chiara Camoni: Cani (Bruno e Tre), 2024 -Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 - Prodotto da Pirelli HangarBicocca

Chiara Camoni: Cani (Bruno e Tre), 2024 -Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 – Prodotto da Pirelli HangarBicocca | Courtesy l’artista; SpazioA, Pistoia, e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

L’idea di trasformazione dei materiali che provengono dalla natura nei luoghi che frequenti si palesa anche nelle tue sete, nei personaggi da fiaba che realizzi con stampa vegetale.

Chiara Camoni: Sì, frequento un luogo, faccio una passeggiata, raccolgo delle erbe e poi arriva un’immagine. Per me sono spiritelli nascosti che abitano quel luogo, immagini di presenze che abitano un paesaggio. Forse è una sorta di animismo.

 È come se alcune opere avessero la capacità di catalizzare tutto ciò che pervade il mondo a livello minerale, vegetale e animale.  In alcuni momenti, per una qualche grazia concessa dall’arte, tutto questo è come se venisse chiamato e si concedesse, si rendesse manifesto. Poi queste opere scompaiono. Le Sisters smontate tornano ad essere collane ed è come se tutto tornasse a fluire nel mondo.

Chiara Camoni: Senza Titolo (in autunno) #06, 2017 Stampa vegetale su seta, 87 x 42 cm

Chiara Camoni: Senza Titolo (in autunno) #06, 2017 Stampa vegetale su seta, 87 x 42 cm | Courtesy l’artista e SpazioA, Pistoia Foto Camilla Maria Santini

Una tua caratteristica è quella di dare una connotazione femminile alle tue opere, in particolare agli animali. Vedo una Sister Lupa, e parecchie serpentesse che serpeggiano sul pavimento.

Chiara Camoni: In realtà qui ci sono serpenti e serpentesse. C’è anche una famiglia di serpenti in ceramica, composta con ciotoline infilate l’una dentro l’altra, un po’ come quando si sparecchia tavola, e s’impilano le tazzine prima di metterle nel lavello. C’è un salto onirico e quello che uno frequenta nella vita quotidiana rivela un’altra cosa.

Sono questi momenti di epifania che hai piu’ volte menzionato, che a volte si palesano nella tua vita quotidiana? A proposito della dimensione più intima e domestica che emerge con costanza nel tuo lavoro, come vivi la scelta di abitare in un paesino in mezzo alla natura vicino alle Alpi Apuane, contro-corrente, rispetto alla figura dell’artista affermato globetrotter oggi prevalente?

Chiara Camoni: È avvenuto per caso. Quando mi sono trasferita, allora vivevo a Milano, pensavo di restare per un breve periodo. Da qualche mese è diventato qualche anno, poi sono nati i bambini e ho sentito che il mio lavoro lì procedeva bene.

Non mi sentirei di dire ad un giovane artista di andare a vivere in montagna. Il passaggio in una città culturalmente vivace come Milano ha messo delle basi importanti per me. Poi ho avuto bisogno di staccare dal brusio di una grande città. Anche avendo i bambini, ho potuto permettermi una concentrazione assoluta sul lavoro, e alcune scomodità sono diventate per me una risorsa.

La mia relazione con la natura non è ideologica ma è esperienza di tutti i giorni, e questo lo si percepisce nel lavoro.

Chiara Camoni: Sister #04, 2021 (particolare) - Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 Collezione 54, Milano

Chiara Camoni: Sister #04, 2021 (particolare) – Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 Collezione 54, Milano | Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Il tuo lavoro oggi viene spesso inserito in un discorso eco-femminista. In questo senso però tu hai precorso i tempi, iniziando ben prima che il discorso diventasse corrente.

Chiara Camoni: C’è qualcosa nel mio lavoro che esisteva anche prima che oggi è diventato più interessante, e sono ben felice che alcune cose siano entrate in un dibattito più allargato, perché sono cose che sento e in cui credo. Per me è anche l’occasione di far emergere, al di là dei grandi temi, altri più sotterranei.

I piccoli momenti di epifania di cui mi domandavi prima, sono per me oggi un pensiero ricorrente. Ci sono opere che catalizzano intorno a sé queste piccole epifanie, nel prima e nel dopo. Io mi sento di poterla dare come una capacità squisitamente femminile di saperle riconoscere. C’è un aspetto del femminismo che è tutto da indagare: la capacità di stare nelle zone più sottili, non superficiali.

Questo non significa non volere un riconoscimento in ambito istituzionale: significa voler entrare dalla porta maestra ma anche poter dire alle donne che con me guardano in questa direzione, e a mia figlia, che ci sono anche cose impalpabili ugualmente importanti che si vivono soltanto nella condivisione e nella sfera intima. Se si creasse un piccolo vocabolario intorno a questa cosa, diventerebbe più facile riconoscerla a livello di un pubblico più ampio.

Concludo chiedendoti un luogo ideale dove vorresti esporre i tuoi lavori.

Chiara Camoni: Pompei! In un angoletto del Tempio di Iside.

Chiara Camoni , Ritratto

Chiara Camoni , Ritratto | Foto Lorenzo Bottari

Info:

CHIARA CAMONI “Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse”

fino al 21 luglio 2024

da giovedì a domenica, 10.30–20.30
ultimo ingresso ore 19.30

Pirelli HangarBicocca Via Chiese 2, 20126 Milano

Alessandra Alliata Nobili

Founder e Redazione | Milano
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