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Marco Tagliafico: lo sguardo aperto della fotografia

Marco Tagliafico racconta l’opera vincitrice di Arteam Cup 2023 e la sua ricerca artistica tra fotografia, pittura e materiali.

L’artista Marco Tagliafico (Alessandria, 1985) è il vincitore assoluto dell’ultima edizione del premio Arteam Cup 2023, aggiudicandosi anche il primo posto della sezione Fotografia.

Nella motivazione della giuria (composta da Daniele Capra, critico d’arte e curatore indipendente; Matteo Galbiati, critico d’arte e docente, Direttore web Espoarte e membro interno di Arteam; Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica; Mattia Lapperier, storico dell’arte, curatore indipendente e docente; Giulia Ronchi, Direttrice Responsabile di Exibart; Livia Savorelli, Direttore Editoriale Espoarte, membro interno di Espoarte), leggiamo:

«La possibilità di sviluppare la fotografia secondo parametri non convenzionali trova un’accorta prova nell’opera premiata: l’artista ci guida attraverso un orizzonte in cui l’immagine assume i contorni di un’apparizione, è un dettaglio che profila altre possibilità e differenti esiti interpretativi.
L’impostazione installativa, la necessità di un dialogo con lo spazio, l’uso del colore e del bianco e nero, l’accento posto sulle trasparenze favoriscono insieme le condizioni di una lettura ampia e sempre “diversamente” coinvolgente».

Osservo la ricerca di Marco Tagliafico da quando ho visto i suoi lavori esposti ad ArtVerona, con A Pick Gallery nel 2022.
Da allora, mi è rimasta attaccata quella sensazione di fondo di non sapere bene che cosa io stessi guardando: sassi o stelle, terra o cielo, micro o macro cosmi, o entrambi?
Il dialogo tra le immagini, i materiali e i colori spinge infatti l’osservatore a fare i conti con sé stesso per uscire da questo loop, aprendo il processo fotografico alle tante possibilità nascoste intorno e dentro di noi.

Scopriamo oggi insieme a Marco Tagliafico la dimensione indefinita della fotografia.

Fonti e approfondimenti in fondo all’intervista.

Ritratto di Marco Tagliafico, artista vincitore della Sezione Fotografia e Vincitore Assoluto di Arteam Cup 2023

Ritratto di Marco Tagliafico, artista vincitore della Sezione Fotografia e Vincitore Assoluto di Arteam Cup 2023

Il dorso del cielo (2023) è l’opera con cui hai vinto il premio ARTEAM CUP 2023.
Ce la racconti?

Marco Tagliafico: L’opera prende spunto dalla serie Aria di vetro con la quale sto sviluppando l’interazione tra l’elemento fotografico e quello pittorico.

Il dorso del cielo è un’installazione formata da un negativo fotografico digitale situato tra due vetri dipinti e posti all’interno di una struttura di legno che permette al fruitore di osservare l’opera da diversi punti di vista.
Il vetro si pone come uno schermo davanti all’immagine di un paesaggio che rimane visibile in una piccola porzione, ma non è percepibile nella sua totalità essendo nascosto dietro al colore.

L’opera rappresenta la nostra interazione con i dispositivi tecnologici di varia natura che sono onnipresenti nella nostra vita e che ci permettono di accedere solo ad alcune informazioni, mentre altre restano totalmente inaccessibili, una sorta di filtro che impedisce la percezione del reale.
Il nostro rapporto con il mondo circostante si compone per la maggior parte del tempo di immagini, dati, numeri, statistiche che sostituiscono la realtà stessa, uno sguardo passivo sul mondo, come se vivessimo costantemente nella rappresentazione di qualcosa che sfugge e che non riusciamo davvero a percepire.

In quest’opera, ma in generale si può dire per tutta la mia ricerca, c’è anche un’azione importante che ha a che fare con il “togliere”, una sorta di purificazione dello sguardo, una necessità di eliminare gli elementi ridondanti della visione e di lasciare spazio all’immaginazione, a ciò che non è presente, alla molteplicità potenziale.

Mi piace sempre ricordare una lezione fondamentale di Italo Calvino (Lezioni Americane) che ha influenzato molto il mio modo di pensare e il mio fare artistico, ovvero quella sulla visibilità:
“Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini.”

Marco Tagliafico: Il dorso del cielo, 2023 - vincitore Arteam Cup 2023

Marco Tagliafico: Il dorso del cielo, 2023, negativo fotografico digitale, pittura acrilica su due vetri sovrapposti, struttura in legno, cm 105x70x30

Che cosa significa per te e perché hai deciso di candidarla al premio?

Marco Tagliafico: È nato tutto da Emanuela Romano e Valentina Bonomonte di A Pick Gallery che mi hanno incoraggiato a partecipare a questo premio, credendo nel mio lavoro fin dall’inizio della nostra collaborazione e suggerendomi di candidarmi, dandomi fiducia.

Vincere questo premio è stata una sorpresa meravigliosa che ha confermato la bontà del mio lavoro e del percorso che ho intrapreso da anni, un sentiero in salita, fatto di dubbi, incertezze, inciampi, sempre alla ricerca del senso ultimo del fare arte, grandi domande poste a me stesso nello studio ogni giorno.

Un percorso fatto anche di consapevolezza, piccole conquiste condivise con chi mi segue lungo il tragitto e di alcune immense soddisfazioni proprio come la vittoria di Arteam Cup 2023.

Un ringraziamento particolare va alla Giuria e ai curatori Livia Savorelli e Matteo Galbiati, che al Palazzo del Commissario di Savona hanno allestito una mostra di ampio respiro, valorizzando le opere di tutti i finalisti.

L’opera di Marco Tagliafico alla mostra finale di Arteam Cup 2023, Palazzo del Commissario, Savona. Ph. Diego Santamaria

L’opera di Marco Tagliafico alla mostra finale di Arteam Cup 2023, Palazzo del Commissario, Savona | Ph. Diego Santamaria

Nelle tue opere si vedono scorci di paesaggi naturali che sembrano però riferirsi ad altro, o viceversa conformazioni astratte che rimandano a un qualche panorama. Qual è, quindi, il soggetto del tuo lavoro?

Marco Tagliafico: Il mio lavoro ha a che fare con l’atto del vedere e con la percezione dello spazio, il che vuol dire porsi delle domande sull’interazione con il mondo circostante e sul significato del nostro essere nel mondo.
Per questo, parto sempre dall’immagine di un paesaggio che si pone come metafora visiva del rapporto con lo spazio infinito in cui viviamo e del quale tuttavia riusciamo a percepire solo una piccola parte.

Sono affascinato dal concetto di orizzonte, un elemento visivo che ricorre in molte delle mie opere, ovvero qualcosa che si allontana continuamente e che lo sguardo non riesce a definire in un’immagine precisa.
Credo ci sia sempre un’inesattezza di fondo in tutto quello che osserviamo e che non sia possibile afferrare la realtà ultima delle cose, le quali sfuggono dal nostro sguardo lasciandoci solamente una vaga rappresentazione di se stesse.

Mi piace definire il mio lavoro come un “galleggiamento entro margini di imprecisione”.

Tutti i paesaggi che si osservano nelle mie opere infatti sono difficilmente definibili, potrebbero essere rappresentazioni marine o montane, avere a che fare con uno sguardo cosmico su mondi possibili o essere fotografie di un paesaggio terrestre del mio vissuto.

Marco Tagliafico: Otto vie, 2023 - Acrilico e grafite su otto stampe ai sali d'argento, 95x38 cm

Marco Tagliafico: Otto vie, 2023 – Acrilico e grafite su otto stampe ai sali d’argento, 95×38 cm

Qual è la tua idea di fotografia?

Marco Tagliafico: Ho studiato fotografia presso la Fondazione Modena Arti Visive, sotto la guida di un grande maestro come Filippo Maggia, e la mia pratica è molto legata a questo linguaggio.

Penso alla fotografia come un dato di realtà, anche se parziale, dal quale partire per dare vita alle mie opere e in particolare penso ad essa come qualcosa di scomponibile nei suoi elementi di base: luce e superficie.

L’immagine di partenza è una sorta di portale dal quale è possibile entrare per rivelare qualcosa di altro, qualcosa che si trasforma e può manifestarsi in una serie infinita di rappresentazioni, proprio quell’universo di molteplicità potenziali di cui parlavo prima.

Sono contrario all’idea della fotografia come qualcosa di statico, qualcosa che ha a che fare con l’istante, con il tempo che si ferma e restituisce un’immagine descrittiva della realtà.

La fotografia si forma con un fascio di fotoni che colpiscono la superficie fotosensibile e trasformano la materia, e proprio la trasformazione è il modo in cui sperimentiamo il nostro essere nel mondo: trovo interessante partire proprio da questa alterazione di un elemento fisico per ricavare un numero potenzialmente infinito di visioni.

Marco Tagliafico: Trasparente grigio bianco, 2022

Marco Tagliafico: Trasparente grigio bianco, 2022 – Dittico, cianotipia e acrilico su carta di bambù, vetro dipinto, struttura in legno e alluminio, 60×40 cm cad.

Come sei approdato a un fare installativo nella restituzione della tua ricerca sulla visione e sulla sua ridefinizione?

Marco Tagliafico: Trovo affascinante l’idea che la fotografia possa interagire con altri mezzi, proprio per l’idea di trasformazione della quale parlavo prima, e spesso utilizzo la pittura o il disegno come tecniche trasfigurative della superficie fotografica.

Nel caso dell’opera vincitrice del premio Arteam Cup ho voluto introdurre un nuovo elemento installativo sul quale meditavo da tempo.
Ho trovato interessante il fatto che l’opera potesse suggerire diversi approcci percettivi osservandola da varie angolazioni, permettendo così di esplorare la superficie dei vetri dipinti da entrambi i lati con le loro diverse sfumature di colore, le quali cambiano ovviamente a seconda del tipo di luce che li colpisce.
Per esempio, l’opera in mostra si trovava in dialogo con il paesaggio marino sullo sfondo e, osservandola nell’interazione con questo elemento, ne venivano esaltati alcuni aspetti, così come guardando il lato opposto dell’installazione si aveva la sensazione di un’intensità maggiore del colore data dalla luce diretta sulla sua superficie.

Un altro aspetto che volevo sottolineare era la trasparenza dell’immagine presente tra i due vetri data dal negativo fotografico, una sorta di “attraversamento con lo sguardo” del paesaggio dato da un materiale che solitamente utilizzo per realizzare altre stampe con la luce solare, che invece in questo caso viene usato come componente di base per l’opera.

Anche l‘interazione con il fruitore dell’opera assume maggiore rilevanza in questo fare installativo, proprio nel fatto di porsi in diverse posizioni rispetto ad essa e nella sua presenza fisica che restituisce sempre parzialmente un riflesso di chi la guarda.

Marco Tagliafico: Green Shift, 2022

Marco Tagliafico: Green Shift, 2022 – Dittico, cianotipia e acrilico su carta di bambù, vetro dipinto, struttura in legno e alluminio, 60×40 cm cad.

Il blu ricorre in molti tuoi lavori. Quale significato ha all’interno della tua pratica?

Marco Tagliafico: Per me il blu è un colore atmosferico, è il colore dello spazio nel quale siamo immersi. È il colore della distanza che ci separa dallo spazio infinito che si pone davanti ai nostri occhi, quello spazio che lo sguardo non riesce ad afferrare.
Il blu è il colore dell’aria che respiriamo, della materia nella quale siamo immersi. È il fascino ancestrale della linea sottile che impercettibilmente si forma tra la terra e il cosmo.
Il blu è il colore dell’approssimazione tra noi e il divino.

Installation view, Degree of Separation, 2023, A Pick Gallery (Torino) | installation view: Degree of Separation, 2023, A Pick Gallery (Torino)

Marco Tagliafico: Atmosferica, 2023 – 20 elementi , cianotipia e acrilico su carta di bambù, vetro dipinto,
struttura in legno e alluminio, 40×25 cm cad
installation view: Degree of Separation, 2023, A Pick Gallery (Torino)

Le tue tecniche di stampa sono molto tradizionali e spaziano dalla stampa ai sali d’argento alla cianotipia. Vorrei chiederti quindi che cosa pensi del digitale, in fotografia e in generale.

Marco Tagliafico: La mia pratica artistica parte da un approccio molto materico con l’opera, ho sempre cercato il contatto con le superfici, con l’acqua e i vari materiali necessari a creare una stampa, con i colori, la grafite che segna la carta e tutti gli strumenti che permettono di trasformare l’immagine iniziale.

Il digitale è la modalità con la quale viviamo per gran parte del tempo nella nostra vita e inevitabilmente modifica il modo in cui interagiamo con l’ambiente circostante e con gli altri esseri viventi, influenzando anche il discorso sulle immagini e la produzione artistica contemporanea.
Viviamo in una sorta di “follia digitale”, anestetizzati dal flusso ininterrotto di immagini che devono essere sempre più straordinarie, impressionanti o assurde per catturare la nostra attenzione e allo stesso tempo tendiamo a credere in maniera piuttosto ingenua e talvolta inevitabile a tutto ciò che vediamo attraverso i nostri dispositivi.
Tuttavia credo che questo aspetto del digitale renda ancora più necessario un impulso profondamente umano, quello del legame con la materia, con la fisicità delle cose e delle persone con le quali viviamo.

Poi c’è anche un discorso legato all’intelligenza artificiale e ai software di creazioni di immagini e qui bisogna fare una distinzione tra il suo utilizzo per scopi professionali o ludici di vario genere e quelli legati al mondo dell’arte.
Non credo infatti che nessuna di queste “intelligenze artificiali” (poiché anche qui riguardo al termine ci sarebbe da discutere) possa restituire l’impatto di un’opera con la sua presenza fisica e il suo concentrato di pensieri e di esperienza culturale e di vita vissuta dati dall’artista nella restituzione dell‘atto creativo.

Marco Tagliafico: Vento caldo, 2023

Marco Tagliafico: Vento caldo, 2023 – Stampa ai sali d’argento, vetro dipinto, struttura in legno e alluminio, 22×15 cm

Quali sono i tuoi prossimi progetti e le nuove direzioni di ricerca?

Marco Tagliafico: Ho qualche sogno nel cassetto e tra questi c’è sicuramente la realizzazione di una grande opera installativa sulla base dei lavori che sto portando avanti con il vetro come elemento portante. È un lavoro del quale ho già realizzato un prototipo su piccola scala e che vorrei ampliare per farlo interagire con l’ambiente e il paesaggio nel quale verrebbe installato.

C’è un’altra serie di lavori che ho iniziato da poco: si chiama Arcipelago ed è formata da una serie di opere di piccole dimensioni che dovrebbero interagire tra di loro una volta raggiunto un certo numero, sempre nell’ottica che possano essere installate in uno spazio adeguato, magari in una mostra personale in ambito museale o in qualche fondazione.

Nel frattempo realizzerò due nuovi progetti nell’ambito delle residenze che ho vinto con il premio Arteam Cup, una a Matera con la galleria Momart Gallery e una a Sansepolcro nello spazio di CasermaArcheologica.

Marco Tagliafico: Arcipelago III, 2024

Marco Tagliafico: Arcipelago III, 2024 – Stampa ai sali d’argento, vetro dipinto, struttura in legno e alluminio, 20×15 cm

FONTI e APPROFONDIMENTI:
sito ufficiale dell’artista Marco Tagliafico (link)
sito ufficiale del Premio Arteam Cup 2023 (link)
sito ufficiale dell’Associazione Arteam (link)

Alice Traforti

Founder e Redazione | Vicenza
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