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“Tricolore 2022”: ad Akka Project a Venezia Luigi Christopher Veggetti Kanku racconta l’Italia in trasformazione.

Debutta nella sede veneziana di AKKA Project, “Tricolore 2022”, progetto/mostra itinerante dell’artista Luigi Christopher Veggetti Kanku. In mostra, opere NFT e dipinti raccontano la vitalità dell’Italia che cambia, multietnica e multiculturale, riflettendo in modo costruttivo su temi di appartenenza e inclusione.

Dalla sede di AKKA Project, galleria focalizzata sull’arte contemporanea del continente Africano attiva a Dubai dal 2016 e a Venezia dal 2019, la mostra dopo il 10 marzo 2022 viaggerà per un anno con tappe in Sudafrica, Brasile e Stati Uniti e si concluderà al MOFA, Museum of Fine Arts, dell’Università Statale della Florida. 

Nato a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, cresciuto con la famiglia adottiva nella Brianza comasca, Luigi Christopher Veggetti Kanku inizia a dipingere giovanissimo, quasi per gioco, quando ancora frequenta l’Istituto di grafica pubblicitaria. Allora dipinge principalmente soggetti africani per portarli nelle case italiane, è il suo modo di dare visibilità a una minoranza marginalizzata in un ambiente monoetnico e chiuso verso altre realtà. Inizia a vendere per strada nelle mostre organizzate da associazioni e ha subito successo.

Nel 2001 un gallerista nota l’estro del ragazzo autodidatta, e organizza la sua prima personale. Dal 2006, Christopher inizia a dipingere l’Italia dal suo punto di vista di artista afro discendente. A colpi di talento e determinazione, oggi Luigi Christopher Veggetti Kanku è un artista affermato con mostre al suo attivo in Europa e negli USA.

Ho incontrato Christopher a Milano per parlare di Tricolore 2022 e del suo percorso artistico fuori dalle solite dinamiche.

Luigi Christopher Veggetti Kanku Le due madri, digital painting NFT 2021
Luigi Christopher Veggetti Kanku: Le due madri, digital painting NFT 2021 | Courtesy the artist.
Quando hai iniziato a pensare a questo progetto e come ha preso vita come evento internazionale itinerante?

L.C.V.K.: Ho iniziato a pensare al progetto nella primavera dello scorso anno. L’idea è partita dall’opera di Giovanni Segantini “Le due madri”, che volevo reinterpretare a distanza di poco più un secolo. Inizialmente doveva essere un’opera su tela, ma ho poi pensato che L’NFT avrebbe dato un valore aggiunto in termini di contemporaneità, insieme al contenuto sociale che rende attuale il verismo di Segantini.

L’ NFT rende la circolazione dell’opera molto più semplice, assicurazione e costi di trasporto sono assenti. Quello che più mi piace degli NFT è che mentre prima l’opera digitale aveva bisogno di un supporto per avere un valore, ora non è più così.

 Allo stesso tempo mi piaceva l’idea che la mostra fosse contemporaneamente in luoghi diversi per rafforzarne il messaggio. Si è rivelato poi difficile organizzare tutti gli eventi in contemporanea, ed è diventata una mostra itinerante.

“Le due madri” nasce come opera fisica o direttamente digitale?

L.C.V.K: Ho fatto un piccolo studio dell’opera, ma la realizzazione finale è interamente digitale, come tutte le altre opere NFT.  Trovo assurdo iniziare da un’opera fisica per poi digitalizzarla, è solo un’operazione di mercato. Dal momento che la mostra itinerante avrà lunga durata e si concluderà in Florida fra un anno, alle tre opere NFT iniziali molto probabilmente se ne aggiungeranno altre.

Il comunicato stampa parla di contenuti di sensibilizzazione sociale a una realtà sempre più multietnica e che a questo è legata la tua scelta formale, puoi chiarire?

L.C.V.K: I personaggi ritratti negli olii su tela che sono in mostra insieme agli NFT appartengono a minoranze. Il ritratto dell’influencer Khabi Lame vuole essere una provocazione perché Khabi è considerato italiano dal mondo intero, ma non dallo Stato italiano.

È un riferimento alla problematica dello Ius Soli, e al fatto che lo Stato in Italia, dopo il compimento dei diciotto anni, concede la possibilità di scegliere la cittadinanza italiana a chi cresce e studia sul suolo italiano.

Contrariamente a quello che la legge promette, di fatto il processo burocratico per ottenere la cittadinanza è molto complicato, con una serie di ostacoli e cavilli che spesso richiedono l’intervento di avvocati, quindi poco accessibile. 

Per me il passaggio fondamentale per l’integrazione è la rappresentazione, quando c’è questa c’è anche un senso di appartenenza. I neri come soggetti di opere d’arte in Italia sono una rarità. Il recente ‘switch’ del mercato nei confronti dell’arte africana è un fatto commerciale, una questione di domanda e offerta, mentre io voglio dare una rappresentazione autentica.

Luigi Christopher Veggetti Kanku: Khaby Lame, 2021
Luigi Christopher Veggetti Kanku: Khaby Lame, 2021 | Courtesy AKKA Project and the artist.

Tornando alla mostra, nella sala dove sono esposte tre opere di grandi dimensioni ho raccontato il mio processo d’integrazione, denunciandone l’aspetto ‘prepotente’. Ad esempio in  L’Incontro Addosso,  racconto l’incontro/scontro al momento dell’arrivo, quando la cultura del paese, ormai quarant’anni fa, ti veniva letteralmente gettata contro, e il tuo passato era sempre il termine di paragone negativo da cancellare, dove ti facevano sentire ‘sporco’. Oggi probabilmente si tende a dare un valore maggiore e a non soffocare l’origine di una persona.

 Made in Italy, ritrae un volto che allo stesso tempo è una maschera. Un viso bianco, perché la cultura di chi è cresciuto qui, volenti o nolenti, è occidentale.  Ma resta sempre il bisogno di ricercare le origini, perché si rischia di dimenticare. Non importa se queste ti vengono ricordate magari in modo insultante, ugualmente ci sono neri che dimenticano di esserlo.

Luigi Christopher Veggetti Kanku  in his Studio
Luigi Christopher Veggetti Kanku in his Studio |Courtesy AKKA Project and the artist.
Tu però non hai dimenticato. Oltre al contenuto di critica sociale del contesto italiano nel tuo lavoro, sei tornato a Kinshasa e hai contatti con tuoi parenti in Olanda.

L.C.V.K: Sì, sono sempre stato legato alle mie origini, ho iniziato a viaggiare in Africa da adolescente. A questo proposito, la mia maestra delle elementari mi ha raccontato che quando in classe chiesero alla mia gemella e a me, dove siamo nati, mia sorella cercando di bypassare la domanda, rispose a Milano. Io molto piccato la corressi, ‘No. Siamo nati in Africa’.

Tornando alla mostra, il dipinto A Volte è Dolce, mostra due figure in atteggiamento sereno che rappresentano il raggiungimento della consapevolezza di appartenere a due realtà che coesistono in maniera autonoma e armonica. Se prima pensavo che l’equilibrio stesse nella miscelazione di due culture, ho poi scoperto che, al contrario, sta nella convivenza.

Hai parlato di scardinare le dinamiche abituali dell’arte ed entrare nei luoghi dove i cittadini iniziano a formarsi e a costruire un senso critico. Come saranno strutturati i tuoi interventi nelle scuole previste dal progetto?

L.C.V.K: L’evento è aperto, quindi agli appuntamenti già in programma se ne aggiungeranno via via altri. Gli interventi saranno strutturati attraverso un dibattito attivo con i docenti, allievi e facilitatori. Mostrerò anche degli NFT e un breve video in cui racconto il mio percorso partendo da una giornata tipo. Parleremo anche di questa nuova possibilità per tutti di approcciarsi all’arte in maniera democratica.

Luigi Christopher Veggetti Kanku: Teenager, digital painting NFT
Luigi Christopher Veggetti Kanku: Teenager, digital painting NFT| Courtesy AKKA Project and the artist.
Cosa credi che potrebbe essere migliorato nel sistema dell’istruzione in ambito artistico/ creativo rispetto al fine dell’integrazione?

L.C.V.K: Si dovrebbe dare più spazio a questo tema e non trattarlo sporadicamente e in maniera accennata. Ci sono tante nuove realtà di rappresentanza che creano possibilità agli studenti, e quindi queste realtà dovrebbero essere rese visibili.

Negli ultimi anni si è creata un’attenzione maggiore verso gli artisti afro discendenti, anche da parte di alcuni media, Vogue per fare un esempio, che stanno iniziando a supportare queste realtà. Anche da parte dei galleristi c’è più attenzione.  Quando ho iniziato, mi rifiutavano a prescindere dal lavoro. Resta in questo senso una divisione geografica in Italia. Nel sud e nel centro, Roma inclusa, risulta molto più difficile emergere, nel nord Italia riusciamo ad essere più attivi. 

Luigi Christopher Veggetti Kanku | Courtesy AKKA Project and the artist.
Come artista nero, senti ancora ancora più forte la responsabilità sociale a fronte dei problemi d’integrazione nel nostro paese?

L.C.V.K: La nostra responsabilità è quella di portare un cambiamento affrontando in maniera coraggiosa la consapevolezza di un problema, ma sempre con un’analisi attenta del contesto. Io iniziato il mio percorso d’artista per portare nelle case degli italiani i miei ritratti di soggetti afro italiani, che allora era una realtà ‘invisibile’, quindi completamente marginalizzata. 

Quando in seguito ho avuto la percezione che il mio percorso in sé fosse una testimonianza, mi sono allontanato da temi espliciti, iniziando a ritrarre paesaggi e città, sempre dal mio punto di vista alternativo di afro italiano.  Sono tornato ai temi sociali quando la situazione politica è diventata denigrante nei nostri confronti, proponendo un messaggio positivo e costruttivo per contrastare questa ondata.

A proposito, l’anno passato hai organizzato una performance dipingendo un “Salvini Nero” per poi metterlo in asta e devolvere parte del ricavato in beneficenza. Com’è andata?

L.C.V.K.: Sono rimasto deluso dalla completa assenza della sinistra. Nonostante li avessi coinvolti, sono stato lasciato solo e ho ricevuto un po’ di attenzione, solo quando ho annunciato che il quadro era stato venduto (in realtà non era così, lo scopo era la performance per sensibilizzare sull’argomento.)

Diversamente si è comportata la destra, con cui ho avuto un dialogo in parte anche costruttivo, se non altro chiaro, come chiara è la loro posizione: non ci vogliono.

Il problema è che la sinistra ha cambiato atteggiamento dopo che l’immigrazione è diventata centrale nel discorso politico.

Il valore primo della sinistra dovrebbe essere l’uguaglianza. Ma è facile parlare di uguaglianza in un paese mono-culturale e mono-etnico; applicare gli stessi principi in una società multietnica è diverso, e a quanto pare la sinistra italiana non ce la fa ad affrontare questa sfida, o a crederci davvero, con i fatti, non solo a parole.

Luigi Christopher Veggetti Kanku:  Made in italy - L'incontro addosso, 2021
Luigi Christopher Veggetti Kanku: Made in italy L’incontro addosso, 2021. 185×140 cm – olio e acrilico su tela | Courtesy the artist.
Tornando alla pittura, puoi raccontarmi di quando esponevi su strada?

L.C.V.K.: La strada è stata per me una grandissima esperienza, mi ha permesso di creare relazioni, interagire costantemente con il pubblico e con i collezionisti che spesso nel tempo diventano anche amici. A tal punto che inizialmente preferii la strada all’ambiente patinato delle gallerie, dove i rapporti sono mediati dal gallerista e ti senti un topo da laboratorio.

Le associazioni di strada organizzavano le mostre, affittando il suolo pubblico, di solito per una decina di artisti. Io sono sempre stato un caso isolato, perché sin dall’inizio sono riuscito ad avere un riscontro di pubblico e di critica. I miei volti, le mie provocazioni, si facevano notare. La coerenza mi ha premiato, e poi in strada è più evidente la buona manualità, la buona pittura, che è più apprezzata rispetto a contesti e discorsi accademici.


Luigi Christopher Veggetti Kanku: esposizione su strada
Luigi Christopher Veggetti Kanku: esposizione su strada | Courtesy the artist.
Quando hai capito che saresti stato un artista?

L.C.V.K.: Tutto è iniziato a diciotto anni da una sfida con mia sorella, a chi dipingeva il quadro più bello. Mostrai il mio a un pittore che m’ incoraggiò continuare. Ma dipingere era veramente uno sfogo alla mia situazione di nero in un contesto allora completamente bianco, non pensavo a una carriera.

Ho iniziato da auto-didatta, in seguito ho frequentato un laboratorio con Vanni Santarelli a Uboldo, era soprattutto un momento di confronto con altri giovani artisti. Poi le mostre per strada, che mi sembravano un circuito più genuino delle gallerie, per i motivi che ho spiegato.

Non mi vergognavo di essere su strada perché le regole non mi hanno mai interessato. Amici miei che invece frequentavano l’Accademia, erano molto attenti a seguire dei percorsi prestabiliti, esporre solo in certe gallerie oppure non esporre affatto, ed è successo che poi hanno fatto altro.

Io volevo comunque far vedere le mie opere,  quindi facevo da solo. Ora tuttavia i tempi sono cambiati, non so se consiglierei ad un giovane artista il percorso che ho fatto io,  la strada di allora, quella vetrina democratica che avevo, sono i social di oggi.

Non ho però mai svenduto le mie opere, che per me sono sempre state importanti. Feci una mostra a Bologna sotto i portici, e in un fine settimana riuscii a fare tredicimila euro, niente male per un ragazzino nero che espone su strada!

I tuoi riferimenti artistici di allora?

L.C.V.K.: Principalmente Jenny Saville e Santiago Ydanez.

Luigi Christopher Veggetti Kanku: Piazza Duomo, 2019 – olio e acrilico su tela, 140×80 cm. | Courtesy the artist.
Il 2006 è l’anno del tuo vero debutto, in questo periodo dipingi spiagge e paesaggi urbani. Puoi parlarmi del tuo rapporto con il paesaggio, che cosa cerchi o cosa ti affascina di un paesaggio urbano o naturale, cosa innesca la voglia di dipingerlo? 

L.C.V.K.: Anche nel paesaggio cerco la sfida. In Versilia, per fare un esempio, avevo visto nelle marine una pittura molto commerciale, ammiccante, che non dava il giusto valore alla bellezza del paesaggio. Volevo provare a dare un sapore differente usando una paletta monocroma.

A Forte dei Marmi, scrissi al Comune chiedendo di fare una mostra in un contesto pubblico museale. Mi rispose il direttore artistico che no, non si poteva fare, perché lavoravano solo con artisti di altissimo livello. Non mi rassegnai e inviai ugualmente le opere. La poesia delle mie marine piacque, e la mostra al Fortino si fece, e anche un catalogo con Allemandi.

Ho iniziato a dipingere le città italiane come step successivo al mio percorso più esplicitamente ‘sociale’ dei volti. In realtà c’era continuità, perché raccontavo il paesaggio urbano dal punto di vista diverso da quello di un nativo italiano; l’amore che metto nel raccontare il paesaggio è insolito nei giovani pittori italiani.

Come giravi l’Italia per dipingere i tuoi paesaggi?

L.C.V.K.: Tutto è iniziato da Piazza Duomo a Milano, la mia città di riferimento. Poi ho iniziato a girare l’Italia con il mio Multivan Volkswagen. Quando una veduta mi colpiva la fermavo con la fotografia, a volte lavorando anche in macchina. Il mio progetto “Cinquanta tele per raccontare una città” è in progress, è iniziato da Pescara e continuerà, forse la prossima tappa sarà Firenze o Venezia.

Luigi Christopher Veggetti Kanku: La calda estate, 2009- olio e acrilico su tela | Courtesy the artist.
La tua è una pittura lenta o veloce? Che rapporto hai con il tempo?

L.C.V.K: È una pittura molto più studiata di quello che potrebbe sembrare in un primo momento, non è di getto. Ho studiato come grafico, e questa parte di me persiste e mi struttura nella comunicazione. Le mie immagini hanno sempre un equilibrio interno. Questa parte mi permette poi di essere più veloce nella gestualità in fase di realizzazione. Poi c’è un momento in cui mi stacco dal quadro, anche per giorni, e lo analizzo, per poi tornare a definirlo.

Anche la tua scelta del colore è particolare, bicromia per i paesaggi e il colore spesso acceso in molti ritratti, o nelle nature morte ad esempio nella serie delle tazzine. Ti piace sperimentare?


L.C.V.K: Mi piace l’idea di analizzare il ricordo, ogni momento che ‘deposito’ nel quadro è una rielaborazione del passato. Per esaltare questa sensazione nei miei paesaggi ho tolto il colore e i dettagli, le persone sono senza volto e l’architettura è accennata. Inoltre, lavoro in parte per sottrazione, e questo fa sembrare il lavoro più ‘datato’.  Molte mie vedute contemporanee sembrano paesaggi degli anni cinquanta, così almeno mi dicono critici e collezionisti.

Detto questo mi piace anche giocare con il colore, sperimentare. La serie di trenta tazzine è nata perché nel 2006, a Milano avevo con una galleria un’esclusiva che mi limitava. Mi servivano soldi che non volevo chiedere al gallerista, quindi studiai come uscirne. Decisi, sotto lo pseudonimo giocoso “Untizio”, perché il progetto aveva un carattere ludico, di raccontare le persone attraverso le tazzine da caffè. Ognuno ha la sua preferita, ci si affeziona alle proprie tazzine.  Tornai a vendere questi dipinti in strada a Milano, in Corso Europa, era prima di Natale. Furono tutte vendute.

Ho letto che la musica è stata una parte importante del tuo percorso.

L.C.V.K: In realtà fino da ragazzino il mio sogno era fare il cantante di pop italiano! La pittura inizialmente mi serviva a comperare gli strumenti musicali. Ero andato a colloqui con case discografiche italiane, erano anche andati bene.

Avevo le carte in regola, ma i ‘picche’ li ho presi perché i tempi non erano ancora maturi per un ragazzino nero.  L’ambiente musicale era ancora più chiuso di quello artistico.  Oggi ovviamente è tutto diverso. Canto e suono ancora a casa, ora sono più cantautorale e intimo nel concentrarmi sui testi.

Quale sarebbe per te oggi il massimo riconoscimento come artista?

L.C.V.K: Dopo vent’anni di lavoro con un’ottica principalmente indipendente mi piacerebbe consolidare il mio percorso lavorando in contesti museali. Non ho però ancora pensato ad un museo ‘ideale.’

Per quanto riguarda le fiere ho partecipato a fiere importanti, ad Arte Fiera a Bologna per esempio, ma non ho provato il piacere la soddisfazione che mi ero aspettato.  Ecco, mi piacerebbe provare Art Basel Miami, un contesto di eccellenza mondiale.

Luigi Christopher Veggetti Kanku: Made in italy, 2021
Luigi Christopher Veggetti Kanku: Made in italy, 2021- olio e acrilico su tela, 80×120 cm. | Courtesy the artist.
Fonti e approfondimenti:

AKKA Project

The Office Luigi Christopher Veggetti Kanku

"Tricolore 2022" AKKA Project Venezia
Ca’ del Duca 3052, Corte Duca Sforza, 30124 Venezia
20 Gennaio - 10 Marzo, 2022

Alessandra Alliata Nobili

Founder e Redazione | Milano
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