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Ensemble Lunare per mari in rivolta: Petrit Halilaj & Álvaro Urbano a Ocean Space, Venezia

Petrit Halilaj & Álvaro Urbano raccontano la loro installazione, dove grandi sculture in alluminio sono anche strumenti musicali per un concerto che celebra l’armonia fra specie e la tolleranza.

Sotto una grande luna a forma di uovo che pende dall’alto soffitto della chiesa sconsacrata di San Lorenzo, 30 sculture/strumenti musicali di dimensioni diverse danno forma a creature fantastiche, ibridi fra pesci e uccelli, che illuminate durante le performance proiettano forme guizzanti sulle pareti, come in un teatro delle ombre. Le melodie che producono ricordano canti d’uccelli e i suoni delle profondita’ marine: lo spettacolo trasporta altrove, in un mondo fantastico e fluido che ha radici nella critica degli artisti a logiche binarie di genere.  Durante il periodo espositivo, un cast di musicisti e performer attiverà l’installazione con durata e intervalli variabili.

“Ensemble lunare per mari in rivolta” di Petrit Halilaj e Álvaro Urbano è stata commissionata da TBA21–Academy e Audemars Piguet Contemporary. L’installazione e’ stata realizzata per la mostra Thus waves come in pairs, a cura di Barbara Casavecchia, commissionata e realizzata da TBA21–Academy come evoluzione site-specific del programma di fellowship curatoriale ‘The Current III’.

Informazioni e approfondimenti in fondo all’intervista.

Petrit Halilaj and Álvaro Urbano, “Ensemble lunare per mari in rivolta”, 2023. Veduta della mostra “Thus waves come in pairs”, Ocean Space, Venezia.

Petrit Halilaj and Álvaro Urbano, “Ensemble lunare per mari in rivolta”, 2023. Veduta della mostra “Thus waves come in pairs”, Ocean Space, Venezia. Co-commissionata da TBA21–Academy e Audemars Piguet Contemporary. Cortesia degli artisti e ChertLüdde, Berlino; kurimanzutto, Città Messico / New York; Mennour, Parigi; Travesía Cuatro, Madrid / Città del Messico / Guadalajara. Foto: gerdastudio.

Entrambi avete spesso realizzato mostre e installazioni in edifici abbandonati o in rovina che hanno connotazioni storico/politiche importanti. Come vi siete avvicinati alle peculiarità della Chiesa di San Lorenzo, quali sono state le vostre prime impressioni? Per quanto molto suggestivo non è uno spazio semplice da affrontare.

Álvaro Urbano : Per niente facile. Conoscevamo lo spazio da immagini, ma quando l’abbiamo visto per la prima volta di persona abbiamo realizzato che era molto più grande. Non solo la luce è particolare ma anche il suono, l’eco, ha un arco di amplificazione di quasi quattro o cinque secondi.

Siamo rimasti molto colpiti dalla sua storia: oltre ad essere una chiesa con un doppio altare, è stato il luogo dove Antonio Vivaldi, influenzato dalla sua architettura, compose molti brani, ed è anche stato il primo palcoscenico del Prometo. Tragedia dell’ascolto di Luigi Nono (un’azione sonora su testi preparati da Massimo Cacciari e tratti da vari autori tra cui Walter Benjamin, Eschilo e altri classici greci, 1985 N.d.T.) Queste storie di musica trovano eco nel nostro lavoro.

Come avete intrecciato i diversi fili di pensiero in un’unica narrazione?

Petrit Halilaj : Solitamente ci vuole molto tempo per arrivare alla versione finale del lavoro. Abbiamo visitato lo spazio due volte e avuto molte conversazioni con Barbara Casavecchia e Audrey Teichmann di Audemars Piguet Contemporary. È vero che volevamo relazionarci con lo spazio e la sua storia musicale, ma nel nostro lavoro abbiamo anche intrecciato molti riferimenti alla storia dell’arte. 

In particolare per l’uovo sospeso, che è anche una luna che invita molteplici punti di vista, apre altri scenari. Volevamo portare un ulteriore livello di significato, aggiungere qualcosa di speciale nel presente mettendo insieme i ricordi della chiesa, i nostri ricordi personali e quelli della collettività.

Le creature che sono immagini ma anche uccelli e pesci sollevano domande su quanto sia strano e poco conosciuto l’Oceano. Più si guardano queste creature, più assumono diversi significati metaforici: ci si può riflettere in esse, o addirittura sognare di diventare come loro, creature libere, fluide, con molteplici forme di sessualità e di vita riproduttiva e sociale.

Petrit Halilaj and Álvaro Urbano, “Ensemble lunare per mari in rivolta”, 2023. Veduta della mostra “Thus waves come in pairs”, Ocean Space, Venezia.

Petrit Halilaj and Álvaro Urbano, “Ensemble lunare per mari in rivolta”, 2023. Veduta della mostra “Thus waves come in pairs”, Ocean Space, Venezia. Co-commissionata da TBA21–Academy e Audemars Piguet Contemporary. Cortesia degli artisti e ChertLüdde, Berlino; kurimanzutto, Città Messico / New York; Mennour, Parigi; Travesía Cuatro, Madrid / Città del Messico / Guadalajara. Foto: gerdastudio.

Se non sbaglio, è la prima volta che entrambi usate l’alluminio, con cui avete realizzato le sculture.

Álvaro Urbano : La cosa interessante è che le sculture riflettendo lo spazio circostante diventano spazio e lo spazio diventa scultura. L’alluminio è anche uno dei materiali più riciclati. Separatamente, abbiamo usato spesso i metalli, ma è la prima volta per entrambi che usiamo l’alluminio. È un materiale fragile e sottile, che richiama la fragilità dei tempi in cui viviamo. La sfida principale è stata quella di dargli forza. Disegnarci sopra e modellarlo gli ha dato una struttura, ma l’intero processo è stato davvero intuitivo.

Petrit Halilaj : Per realizzare il lavoro in un tempo limitato, abbiamo unito i nostri due studi e sperimentato anche con forme tridimensionali, ma del lavoro con l’alluminio ci è subito piaciuta l’illusione di una presenza scultorea su un foglio piatto e la possibilità di proiettare delle ombre, di rendere l’idea di presenza e assenza contemporaneamente.

Álvaro Urbano : Nel 2020 abbiamo realizzato un corto con i giochi di ombre, commissionato da TB21 – Academy intitolato Un Sogno un Pesce. [in cui un pesce curioso attraversa il mondo terrestre. N.D.T] Senza volerlo, pensieri di fiabe, di finzione e del teatro delle ombre sono ritornati in Lunar Ensemble for Uprising Seas.

Veduta dello studio di Petrit Halilaj & Álvaro Urbano , Berlino, 2023.

Veduta dello studio di Petrit Halilaj & Álvaro Urbano , Berlino, 2023. Cortesia degli artisti, TBA21–Academy e Audemars Piguet. Foto: Augustin Farias.

Le vostre creature sono anche strumenti, avete lavorato con musicisti per produrle?

Álvaro Urbano : Se immagini il nostro studio negli ultimi cinque mesi circa immagina una casa di pazzi! Un frastuono di trombe, tamburi e conversazioni, e il rumore dalla costruzione dei pezzi. È stato pazzesco!

Avevamo già lavorato con diversi compositori, ma mai in collaborazione tanto stretta. Ci hanno aiutato moltissimo Joe Summers, costruttore di strumenti con materiali di recupero e Lugh O’Neill, compositore e sound designer. Lavorare con loro è stata un’esperienza straordinaria.

Petrit Halilaj : Tornando alla storia di San Lorenzo, la chiesa è un contenitore di suoni e spiritualità, e siamo stati felicissimi di fare il nostro concerto di quasi un’ora senza alcun supporto di amplificazione digitale: tutto il suono è completamente analogico.

E alla musica contribuisce anche il suono delle sculture quando vengono mosse .

Álvaro Urbano : Sì, quello è stato uno dei punti di partenza. I fogli di alluminio quando vengono mossi producono suoni come onde, o il vento, per questo vengono utilizzati anche nelle rappresentazioni teatrali.

Ritratto di Petrit Halilaj & Álvaro Urbano nel loro studio, Berlino, 2023.

Ritratto di Petrit Halilaj & Álvaro Urbano nel loro studio, Berlino, 2023. Cortesia degli artisti, TBA21–Academy e Audemars Piguet. Foto: Augustin Farias.

Durante l’anteprima della mostra avete citato l’importanza del disegno per entrambe le vostre pratiche artistiche: cosa vi ha spinto a scegliere di lavorare con un’estetica “destrutturata” che include scultura, performance, suono e installazione?

Petrit Halilaj : Penso che queste sculture, lavorare sfidando la fragilità del materiale dandogli una struttura, si stato il punto d’incontro dei nostri background. Tutto è venuto naturale, come se avessimo avuto bisogno di conoscerci per questi dodici anni per arrivare fino a qui.

Álvaro Urbano : Esattamente. Il bello in questa collaborazione è stata l’accettazione e il compromesso affrontati in modo molto positivo.

Petrit Halilaj : Entrambi abbiamo accettato il modo in cui ciascuno poteva contribuire e abbiamo sempre avuto chiaro ciò che volevamo raggiungere. La totalità del progetto accoglie la diversità che è necessaria all’insieme.

Non affrettare le cose aiuta, non abbiamo mai forzato le nostre collaborazioni, quindi quando viene il momento di affrontare insieme un progetto di queste dimensioni, lo si fa con un certo grado di maturità.

Quanto strutturate il lavoro nella fase progettuale e quanto create spontaneamente durante l’installazione di una mostra?

Álvaro Urbano : Di solito tendiamo a pianificare molto all’inizio, ma poi seguiamo il flusso, “scolpendo” lo spazio mentre lavoriamo, tenendo conto di come si accede allo spazio, da dove viene la luce e così via. Abbiamo cambiato programma molte volte, anche per la natura non binaria che volevamo dare al progetto: performance ma anche installazione, creature ibride e l’uovo, che è anche una luna ed è tante cose insieme.

Petrit Halilaj and Álvaro Urbano, “Ensemble lunare per mari in rivolta”, 2023. Veduta della mostra “Thus waves come in pairs”, Ocean Space, Venezia.

Petrit Halilaj and Álvaro Urbano, “Ensemble lunare per mari in rivolta”, 2023. Veduta della mostra “Thus waves come in pairs”, Ocean Space, Venezia. Co-commissionata da TBA21–Academy e Audemars Piguet Contemporary. Cortesia degli artisti e ChertLüdde, Berlino; kurimanzutto, Città Messico / New York; Mennour, Parigi; Travesía Cuatro, Madrid / Città del Messico / Guadalajara. Foto: gerdastudio.

Avete menzionato il fatto che l’uovo/luna è stato costruito con un materiale particolare e che non è stato facile da realizzare.

Álvaro Urbano : Il materiale che abbiamo utilizzato è quello delle protesi dentarie; doveva essere leggero, perché l’uovo/luna pende dal soffitto, e questo materiale si indurisce molto velocemente.

Petrit Halilaj : Abbiamo studiato attentamente i colori della chiesa e abbiamo aggiunto del pigmento al materiale quando era bagnato perché il suo colore non fosse uniforme e si armonizzasse a quello delle pareti, parzialmente scrostate.

Mi hanno molto colpito e divertito i costumi di Sali e Tabacchi, i due personaggi/ gabbiano, omaggio agli onnipresenti uccelli veneziani. Petrit, i costumi che hai più volte esposto e indossato nelle tue mostre hanno un significato particolare.  Ho letto che li realizzavi insieme a tua madre, e che sono in qualche modo legati a una tua riflessione sull’identità. Me ne puoi parlare?

Petrit Halilaj : Prima di lavorare insieme, sia io che Alvaro usavamo i costumi. Solo per fare un esempio Alvaro, li ha utilizzati per la performance Skin and Bones [del 2014, costumi di facciate e colonne architettoniche in scala ridotta N.d.T.] I miei costumi prima di lavorare con Alvaro, tendevano ad essere molto soffici e divertenti e un po’ artigianali, come i costumi da falena che ho realizzato per il progetto Hammer a L.A. insieme a mia madre.

Insieme, con l’aiuto di assistenti, realizziamo costumi più dettagliati che pur ritenendo il concetto di una scala non reale, hanno una presenza realistica, come Sali e Tabacchi, coi loro occhi di vetro.

Álvaro Urbano : …ed esibirsi con loro è davvero fantastico. Io sono un po’ rigido ma Petrit è bravissimo, i suoi movimenti sono fenomenali!

Petrit Halilaj : I costumi sono portatori del desiderio di aprirsi e mettersi in discussione. Sia Sali che Tabacchi e anche l’uovo/luna sono in qualche modo alla ricerca di un’identità e di un riconoscimento, comunicano trasformazione. Il costume trasmette l’idea di adattarsi o dis-adattarsi, e comunque chiede un’accettazione, con la sua presenza divertente. Allo stesso tempo, nasconde i sentimenti, nessuno sa se sei triste o felice sotto al costume.

Petrit Halilaj e Álvaro Urbano, Sali e Tabacchi nella performance Ensemble lunare per mari in rivolta, Ocean Space, Venezia, 2023. Co-commissionata da TBA21–Academy e Audemars Piguet Contemporary | Photo: gerdastudio.

Petrit Halilaj: Come coppia gay sposata in Germania, in ogni paese dobbiamo affrontare un contesto diverso. In Italia siamo ancora una volta messi in discussione e discriminati, in Kosovo siamo ancora lontani dall’ottenere una legge sui diritti civili.

La Spagna, che per certi aspetti può sembrare conservatrice e dove la Chiesa è ancora più presente che in Italia, è incredibilmente progressista in materia di diritti civili e riconoscimento dei diritti LGBT. Vogliamo dire che c’è spazio per tutti.  Perché dovrebbero esserci discussioni sul concedere diritti ad alcuni e non ad altri, dove sta il vero problema? Quindi impersonare i panni di qualcun altro, e farlo con ironia e divertimento, va bene.

Álvaro Urbano : Sì, in realtà a volte è più semplice riuscirci se si vestono i panni di qualcun’altro.

Petrit Halilaj : Quando lavoriamo insieme siamo più leggeri. Come artisti che lavorano individualmente, ci sentiamo responsabili di ogni scelta, di ciò che rappresentiamo. Lavorare insieme porta umorismo e uno stato d’animo più leggero.

Quando Barbara Casavecchia ci ha chiesto all’inizio del progetto cosa ne pensassimo di questa collaborazione, la mia risposta è stata che ci interessava, come sempre, la poetica del lavoro ma non una poetica dell’assenza o del lamento, piuttosto della gioia e della celebrazione della presenza e del futuro. In qualche modo questo lavoro riunisce tutto: è una sinfonia, un’orchestra, che parla di ciò che vorremmo suonare.

Álvaro Urbano : Questo pezzo ha un significato personale per me, perché gli strumenti sono stati inizialmente creati per suonare la canzone Ay mi pescadito, che mia nonna mi cantava quando ero bambino. Mi ha fatto piacere che Petrit abbia accettato questo come punto di partenza.

Veduta dello studio di Petrit Halilaj & Álvaro Urbano , Berlino, 2023

Veduta dello studio di Petrit Halilaj & Álvaro Urbano , Berlino, 2023. Cortesia degli artisti, TBA21–Academy e Audemars Piguet. Foto: Augustin Farias.

Potete parlarmi dell’importanza di utopia e di sogno, elementi ricorrenti in entrambe le vostre pratiche che danno forma anche a questo intervento?

Petrit Halilaj : La tua domanda mi fa pensare al titolo della famosa mostra di Szeemann “When Attitudes Become Form”. Non pensiamo al sogno e all’utopia come risultati finali. Il nostro lavoro ha più a che fare con la positività contro ogni avversità e con l’augurio: se non hai una famiglia te ne crei una di tua scelta, se ti tolgono i diritti, li sogni mille volte più intensamente. Questo è ciò che vale la pena chiamare un sogno utopico per me, e ci crediamo entrambi. Questo è ciò che rende enorme un piccolo pesce o gigantesco un fiore all’interno del nostro lavoro.

Álvaro Urbano : Questo ci riporta alla canzone Ay mi pescadito, che parla di come un giorno i pesci avranno le ali e voleranno, quindi anche di sogno e utopia.

Álvaro, dal momento hai citato i fiori, questi compaiono spesso nel vostro lavoro. Insieme avete creato i fiori giganti sospesi sulle scalinate di Palazzo delle Esposizioni per la Quadriennale 2020, simbolicamente legati alla vostra storia e al vostro matrimonio.

Álvaro Urbano : La Quadriennale è stata ospitata in un edificio dell’epoca fascista, quindi abbiamo voluto controbilanciare quella storia e il nostro primo pensiero è stato quello di portare quei fiori giganteschi che avevano risonanze personali. Per i visitatori, salire la scalinata sotto a quei fiori era anche un’esperienza molto cinematografica.

Ogni fiore era un simbolo diverso e aveva una data, la data in cui ci siamo donati quel particolare fiore, un semplice gesto personale che volevamo rendere universale. L’installazione era anche un giardino capovolto e un bouquet per tutti.

Petrit Halilaj : Volevamo anche portare un’idea di generosità nei tempi in cui viviamo. In ogni luogo in cui abbiamo esposto i fiori, questi avevano uno proposito specifico e in Italia in modo particolare.

Petrit Halilaj, Alvaro Urbano, Installation View at 17th Rome Quadriennale, 2020

Petrit Halilaj, Alvaro Urbano, Installation View at 17th Rome Quadriennale, 2020, Stainless steel, canvas, acrylic paint, thread, Dimensions variable. | Courtesy: Alvaro Urbano, Petrit Halilaj, Fondazione La Quadriennale di Roma, ChertLüdde, Kamel Mennour and Travesia Cuatroand. Photo: DSL Studio

Sono curiosa di sapere cosa ne pensate dell’attuale dibattito sui monumenti che hanno affiliazioni culturali contestabili, dal momento che lavorate in edifici con un portato storico spesso problematico trasformandone gli spazi con proposte positive. Fare questo è più difficile quando si tratta di monumenti.

Álvaro Urbano : Credo sia pericoloso generalizzare con una singola risposta, ogni caso dovrebbe averne una diversa. Un nostro amico ha formulato la proposta di cambiare i nuovi monumenti ciclicamente, come sta già accadendo a Londra. Trovo che questo sia un modo generoso di affrontare lo spazio pubblico. Non si tratta di imporre un’idea ma proporre il cambiamento.

Per concludere, cosa accadrà a Ocean Space nei mesi della mostra?

Petrit Halilaj : Ogni mese le nostre creature saranno attivate da musicisti veneziani che improvviseranno con l’installazione. Dopo la chiusura a Venezia, il progetto vivrà in nuovi contesti con nuovi adattamenti in musei e teatri. Siamo davvero entusiasti di alcuni inviti che stiamo già ricevendo, ma non possiamo davvero rivelare nulla per ora.

 Penso che questo possa rispondere anche alla tua domanda sui monumenti. Lo stesso lavoro incontrerà musicisti e comunità diverse, e pur mantenendo il suo significato originale, solleverà domande diverse e si relazionerà con presenti diversi.

Álvaro Urbano : Sì, quello che ci interessa è generare sinergie ed energie diverse all’interno delle città, e vedere quanto questo cambierà anche il lavoro stesso.

Petrit Halilaj and Alvaro Urbano

Petrit Halilaj and Alvaro Urbano, Portrait | Photo by Angela Suarez, Berlin, 2021.

Fonti e approfondimenti:

Ocean Space. Orari d’apertura della mostra: Mercoledì – domenica
11:00 – 18:00

info e date delle performance: https://www.ocean-space.org/it/activities/performance-lunar-ensemble-for-uprising-seas

Petrit Halilaj (nato nel 1986, Kosovo) e Álvaro Urbano (nato nel 1983, Spagna) sono due artisti visivi con sede a Berlino. Lavorando per lo più individualmente, la loro pratica comune coniuga aspetti specifici degli interessi di ciascun artista e integra la ricerca dell’altro. La loro produzione congiunta riflette sulla dicotomia tra ambienti edificati e natura, e sulle possibilità di negoziazione tra queste due realtà; sono gli abitanti che occupano questi spazi liminali a suscitare un interesse particolare nei due artisti. Halilaj e Urbano hanno partecipato insieme alle residenze artistiche al MAK Residency di Los Angeles (2016-2017) e a Villa Romana, Firenze (2014).

Alessandra Alliata Nobili

Founder e Redazione | Milano
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