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Nadia Galbiati: scolpire le energie dello spazio urbano

Nadia Galbiati racconta la sua indagine scultorea sulle energie che abitano lo spazio urbano in ogni angolo tra materia e vuoto, luce e colore.

Nadia Galbiati conduce fin dal millennio scorso una puntuale ricerca sullo spazio attraverso la manipolazione di materiali scultorei metallici, per lo più provenienti dalla sfera dell’edilizia, sapientemente abbinata a tecniche grafiche per la lavorazione delle superfici delle strutture angolari che lei stessa studia, progetta e costruisce.

Il suo è quasi un lavoro di architettura, basato sull’osservazione profonda del paesaggio urbano che attraversiamo ogni giorno.
È così che la scultrice individua le energie che abitano tra i vuoti e i pieni, gli slanci direzionali e le tensioni di luci e colori, e ci racconta la loro influenza sulle nostre vite, angolo dopo angolo.

Nell’ultima personale Shock in my town, presso Gli eroici furori a Milano fino al 20/05/23, sculture e opere su carta ci accompagnano in un viaggio mentale nella città di Milano, inserendo stupore e meraviglia all’interno del panorama quotidiano.

>> Fonti e approfondimenti in fondo all’intervista.

arTalkers.it | Ritratto dell'artista Nadia Galbiati nel suo studio-laboratorio.

Nadia Galbiati nel suo studio.

Partiamo dal principio. Ti sei diplomata nel 1999 in Scultura all’Accademia di Brera a Milano. Che cosa significa per te fare scultura e com’era l’ambiente milanese a cavallo dei millenni, anche in relazione a una questione di genere?

Nadia Galbiati: La Brera della fine degli anni novanta era allegra e caotica. Milano non era ancora una vera metropoli europea come lo è oggi, e le realtà dell’arte in città erano poche ma frequentatissime.

Ancora l’ombra delle grandi correnti milanesi del secondo novecento che la facevano da padrona sui giovani che si affacciavano al panorama artistico cittadino, ma c’era spazio per tutti.

Nei miei primi concorsi e mostre ho potuto subito presentare i temi della mia ricerca, che poi è andata consolidandosi.

Per me fu importantissima la mostra dei finalisti del Premio Wella e l’arte, 1997, alla Galleria Giò Marconi di Milano curata da Fausta Squatriti. Qui avevo presentato la mia prima installazione, dove articolavo un grande disegno a grafite, una trave in ferro e una in rilievo di gesso lunghe 2 metri, creando un grande angolo.

La mia prima occasione pubblica di mostrare il mio linguaggio plastico.

Nadia Galbiati: SPAZIO COSTRUITO VII, 2018 (scultura)

Nadia Galbiati: SPAZIO COSTRUITO VII, 2018 – ferro con disegno acidato a morsura, ferro verniciato (engraving on iron, painted iron), h43x50x45cm

Quali tecniche e materiali hai sviluppato nel corso degli anni all’interno della tua pratica?

Nadia Galbiati: Fin dagli esordi i metalli e il ferro principalmente sono stati i miei materiali d’elezione. Lavorando su forme architettoniche e strutturali in cui l’angolo è stato il primo elemento di un’alfabeto di segni per la rappresentazione dello spazio, primaria materia del mio linguaggio plastico.

A questa si è unita poi l’incisione a morsura su lamiera, adottando e rielaborando le tecniche dell’acquaforte.

Questa mi ha permesso poi di realizzare lamiere disegnate per comporre ambienti, in relazione agli spazi espositivi. Spesso unendoli a parti in pietra o ponendo le sculture in metallo in relazione a specchi, per moltiplicare la forma.

Nadia Galbiati: QUADRILATERO, 2019 (installazione)

Nadia Galbiati: QUADRILATERO, 2019 – ferro con disegno acidato a morsura, ferro verniciato, specchio, cavi di cotone (engraving on iron, painted iron, mirror, cotton rope), dimensioni variabili | solo show Studio Museo Francesco Messina – Milano

Hai fatto esperienza di residenze anche all’estero, per esempio in Polonia e in Giappone. Che ruolo ha il viaggio nel tuo processo di ricerca?

Nadia Galbiati: Il viaggio è molto importante.

È l’occasione per conoscere meglio se stessi, mettersi alla prova dal fronte della creatività in contesti nuovi e sconosciuti. Avere nuove letture del proprio fare e una diversa comprensione del messaggio che la propria opera porta.

Ogni luogo e cultura nuova influenzano positivamente lo sviluppo della ricerca artistica.

A breve spero di poter avere ancora un’occasione, mi piacerebbe andare in Cina per confrontarmi con un sentire completamente differente da quello occidentale.

Nadia Galbiati: Senza titolo 2, 2011 (grafica)

Nadia Galbiati: Senza titolo 2, 2011 – acquaforte con matrice in ferro, h85x65cm – tiratura 4 esemplari

Quale valenza ha il mondo naturale nella tua produzione focalizzata su architettura, agglomerati urbani e città?

Nadia Galbiati: La città è il mio luogo di vita e di relazione. L’architettura è sempre stata, nel mio sguardo sulla città, la forma di ispirazione. Una forma costruita che implementa la relazione tra materia e vuoto. Essere nel proprio luogo, parlare di esperienze e viaggio tra me e lo spazio che mi circonda.

Così come nella mia nuova personale, dal titolo Shock in my town, che ha aperto il 26 aprile alla galleria Gli eroici Furori di Milano e che sarà visitabile dal pubblico fino al 20 maggio 2023. Perché la lettura del mio paesaggio urbano, focus su Milano, mi permette di parlare di me, delle sensazioni del mio vivere di tutti i giorni e delle energie che questa relazione sprigiona. E spero che queste sensazioni abbraccino il sentire del pubblico.

Nadia Galbiati: SIGN 3, 2023 (scultura

Nadia Galbiati: SIGN 3, 2023 – ferro con disegno acidato a morsura, plexiglass nero, plexiglass satinato (engraving on iron, black plexiglass, satin plexiglass), h36x36x6cm

Il colore è un’introduzione recente. Se prima era un riflesso dell’ambiente circostante sulle tue superfici specchianti, nelle tue ultime opere è diventato un elemento costitutivo. Ce ne parli?

Nadia Galbiati: Il blu c’era fin dall’inizio e ora ritorna.

Nella patina delle lamiere, i blu come frammenti di cielo, che stanno sopra la città. La natura che entra nel mio paesaggio urbano.

E poi le carte verniciate con colori fluorescenti che sono le visioni delle forze sprigionate dalla metropoli.

Nadia Galbiati: SKY 5, 2022

Nadia Galbiati: SKY 5, 2022 – ferro con disegno acidato a morsura (engraving on iron), h44x44x8cm

È un caso che il colore abbia iniziato a fare la propria comparsa con il lockdown?

Nadia Galbiati: L’isolamento ha sicuramente amplificato il desiderio di natura, che è forza dirompente e voglia di rinascita e rigenerazione.

Il nero resta sempre il segno grafico che disegna la materia ma il colore è diventato una necessità per espandere l’orizzonte delle emozioni.

Nadia Galbiati: SENSATION 1, 2022 (grafica)

Nadia Galbiati: SENSATION 1, 2022 – stampa a secco su carta cotone, vernice a struzzo (dry print on cotton paper, spray paint), h38x28x2cm

Come sei riuscita a calibrare il rapporto, o a gestire il conflitto, tra luce e colore?

Nadia Galbiati: La luce è per me la materia che da lettura alla struttura, nelle mie sculture i quadrati e le gabbie verniciate in bianco vivono nel chiarore della luce, così come i riflessi argentei del ferro.

Ma i blu, principalmente, esaltano i riflessi e portano luce nuova ai segni incisi e alle forme disegnate. Ridefiniscono il segno e hanno energia, al pari dei bianchi luminosi.

Nadia Galbiati: IN THE BLUE BLUE SKY, 2021 (installazione)

Nadia Galbiati: IN THE BLUE BLUE SKY, 2021 – ferro con disegno acidato a morsura, ferro verniciato, specchio, tessuto (engraving on iron, painted iron, mirror, fabric), dimensioni variabili

Quali saranno i prossimi orizzonti della tua ricerca?

Nadia Galbiati: Recentemente ho prodotto anche una serie di opere dal titolo Contemporary Poetry che ho potuto esporre in una recente mostra alla galleria Villa contemporanea di Monza. Una serie di sculture/installazioni dal format più concettuale, dove la narrazione delle mie emozioni e sensazioni dell’oggi si esprime con composizioni plastiche realizzate con oggetti-struttura prelevati dal mondo domestico, in cui articolo materiali e forme per creare una narrazione per segni.

Raccontare di me e di noi dopo l’esperienza pandemica, che ha segnato il nostro presente e sicuramente il nostro futuro.

Procederò nella mia ricerca su più fronti, per evolvere il messaggio del mio linguaggio plastico, e per aprirmi a sempre nuove relazioni con il pubblico, il fruitore dell’arte. Sperando di rinnovare ancora il mio messaggio sulla consapevolezza di noi e del nostro rapporto con il luogo in cui siamo e saremo nei prossimi anni.

Installation view: Contemporary poetry, Villa Contemporanea, Monza 2023 | da sinistra: Nadia Galbiati: HATE NO MORE, 2021 - Nadia Galbiati: WITHOUT MY CITY, YET., 2022

Installation view: Contemporary poetry, Villa Contemporanea, Monza 2023
da sinistra:
Nadia Galbiati: HATE NO MORE, 2021 – carrello appendiabiti smontabile in metallo cromato, plexiglass iridescente, lancia in ottone lucidato, specchio (removable clothes hanger trolley in chromed metal, iridescent plexiglass, polished brass spear, mirror), h174x110x77cm
Nadia Galbiati: WITHOUT MY CITY, YET., 2022 – carrello appendiabiti smontabile in metallo cromato, stampa digitale su plexiglass, plexiglass trasparente, plexiglass nero, lastra di alpacca foto incisa verniciato (removable coat hanger in chromed metal, digital printing on plexiglass, transparent plexiglass, black plexiglass, photo engraved nickel silver plate), h174x110x74cm

Fonti e approfondimenti:
sito ufficiale Nadia Galbiati (link)

NADIA GALBIATI Shock in my town (link)
a cura di Silvia Agliotti
Gli eroici furori, Milano
26/04 – 20/05/2023

Installation views: NADIA GALBIATI Shock in my Town, 26/04 – 20/05/2023, Gli eroici furori – Milano

Installation views: NADIA GALBIATI Shock in my Town, 26/04 - 20/05/2023, Gli eroici furori - Milano
Installation views: NADIA GALBIATI Shock in my Town, 26/04 - 20/05/2023, Gli eroici furori - Milano
Installation views: NADIA GALBIATI Shock in my Town, 26/04 - 20/05/2023, Gli eroici furori - Milano

Alice Traforti

Founder e Redazione | Vicenza
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