Artalkers

Osart Gallery, Milano: una “nuova normalità” tra emergenti e riscoperte

Andrea Sirio Ortolani racconta il percorso di ricerca di Osart Gallery, il programma 2022 e la situazione del mercato italiano.

Nel panorama delle gallerie d’arte milanesi, Osart Gallery si distingue fin dalla sua fondazione per una proposta che spazia da quelle figure cardine operanti soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, spesso squisitamente di nicchia, fino ai giovani emergenti del continente africano.

Determinazione, coerenza e perseveranza hanno permesso ad Andrea Sirio Ortolani di costruire un discorso equilibrato tra queste due matrici in movimento tra il passato e il futuro dell’arte contemporanea, coltivando così sia la necessità di valorizzare un patrimonio a volte trascurato, sia il piacere della scoperta degli attuali orizzonti di ricerca.

In questo contesto fortemente proiettato in uno scenario internazionale, le nuove sfide poste dalla pandemia globale hanno portato a definire i paradigmi di una “nuova normalità” dell’intero settore contemporaneo, costretto a un rapido adeguamento.

Andrea Sirio Ortolani ci racconta quindi la sua storia e quella di Osart Gallery, insieme agli ultimi giri di volta e alle esigenze dell’intero comparto.

Link e approfondimenti in fondo all’intervista.

Andrea Sirio Ortolani - direttore di Osart Gallery, Milano | Courtesy Fabio Mantegna and Osart Gallery | photo by Fabio Mantegna
Andrea Sirio Ortolani – direttore di Osart Gallery, Milano | Courtesy Fabio Mantegna and Osart Gallery | photo by Fabio Mantegna
Hai aperto la Osart Gallery a Milano nel 2008.
Qual è la storia della fondazione della tua galleria d’arte?

Andrea Sirio Ortolani: Io ho un background completamente diverso, relativo alle banche d’investimento internazionali e società di consulenza, in cui ho lavorato prima di aprire Osart Gallery.

Nel 2008, seguendo quella che era la mia passione, ma anche quello che era un background familiare (mia madre Daniela Palazzoli è una grande critica, e mio nonno era Peppino Palazzoli, il fondatore della galleria Blu) ho deciso di aprire Osart Gallery, una realtà nuova, in cui far convergere queste diverse anime, che fosse capace di riflettere la mia idea di arte.

artalkers.it : Osart Gallery | Installation view: Vincenzo Agnetti, Oltre il linguaggio - 2017
Installation view: Vincenzo Agnetti, Oltre il linguaggio2017, Osart Gallery, Milano | Courtesy Archivio Vincenzo Agnetti and Osart Gallery | Photo Bruno Bani.
Hai messo in scena da subito una linea programmatica legata ad alcuni personaggi di nicchia della scena italiana degli anni Sessanta e Settanta.
Ci parli di questa decisione e delle personalità che porti avanti con dedizione da più di un decennio, da Aldo Tagliaferro a Piero Fogliati e oltre?

Andrea Sirio Ortolani: La linea programmatica inizialmente era quasi obbligata, perché la mia storia familiare era molto legata agli artisti di quel periodo, e quando ho aperto la galleria si trattava di figure piuttosto sottovalutate e poco considerate dal mercato e dalla critica.

Nei miei rapporti con questi artisti sono stato appunto agevolato da una conoscenza di vecchia data. Per far alcuni esempi, la casa in cui viveva Aldo Tagliaferro gli era stata ceduta da mio padre, ma anche con Vincenzo Agnetti i rapporti della mia famiglia sono cominciati alla fine degli anni Sessanta.

Fin dall’inizio poi mi sono occupato anche di arte emergente, perché ho portato in Italia alcuni artisti afroamericani, anglo – ghanesi, o iracheni, come Titus Kaphar, Lynette Yiadom-Boakye, e Hayv Kahraman.
Solo dopo mi sono trovato davanti alla loro esplosione sul mercato internazionale, e continuare a lavorarci è diventato molto complicato, perché la mia galleria era all’inizio, doveva ancora costruirsi un nome e una credibilità sul mercato nazionale e internazionale.

artalkers.it : Osart Gallery | Installation view: Piero Fogliati - 2021
Installation view: Piero Fogliati2021, Osart Gallery, Milano | Courtesy Archivio Piero Fogliati and Osart Gallery | Photo Max Pescio
Un’attenzione particolare è riservata anche alla donna nell’arte, ai movimenti sociali, alla visione femminile con Mirella Bentivoglio, Gina Pane, Amelia Etlinger…

Andrea Sirio Ortolani: Non ho mai fatto una scelta programmatica sul fatto di occuparmi di artiste donne, e anzi all’inizio mi sono occupato di diverse figure maschili, ma il basso continuo era quello di concentrarsi sugli artisti che hanno segnato un movimento o un’epoca.

Queste artiste, chi più chi meno, e con modalità differenti, sono state grandi protagoniste della loro epoca. Gina Pane viene riconosciuta come una delle madri fondatrici della Body Art, Mirella Bentivoglio è stata un personaggio a tutto tondo, perché è stata non solo un’artista, ma anche una critica, un’intellettuale, che ha coinvolto molte altre artiste in progetti cruciali – pensiamo per esempio alla mostra “Materializzazione del Linguaggio” che organizzò alla Biennale di Venezia nel 1978, prima grande mostra che raccoglieva così tante artiste donne.

La volontà è sempre stata quella di far emergere dei grandi personaggi.
Gina Pane non l’ho certo scoperta io, quando è stata fatta la mostra era un’artista assolutamente consolidata.
Mirella Bentivoglio invece ancora oggi rimane poco conosciuta dal grande pubblico, è una figura ancora da studiare e da approfondire, nonostante sia stata una grande artista e una catalizzatrice di talenti, tra cui anche Maria Lai, che oggi ha molta più visibilità della stessa Bentivoglio.

artalkers.it : Osart Gallery | Installation view: Katharien De Villiers, Echo Me / Here I am / Ecco Mi - 2021/2022
Installation view: Katharien De Villiers, Echo Me / Here I am / Ecco Mi2021/2022, Osart Gallery, Milano | Courtesy the artist and Osart Gallery | Photo Max Pescio
Dal 2019 la galleria dedica una serie di mostre alle generazioni emergenti del panorama africano. Ci racconti le motivazioni alla base di questa nuova indagine?

Andrea Sirio Ortolani: Come anticipato, io avevo già guardato alla scena emergente internazionale, interessandomi per esempio ad artisti della diaspora africana; già nel 2009-2010 ero stato in Sudafrica, e seppure stesse succedendo qualcosa, mancava il contesto per costruire un lavoro stabile e concreto con gli artisti, ed era anche più difficile scoprirli, mentre oggi con i social media abbiamo molti mezzi in più.

Quando sono tornato in Sudafrica nel 2018, ho trovato un contesto molto rinnovato rispetto al passato, con gallerie che avevano una reputazione internazionale già consolidata, e una nascente struttura di istituzioni, fondazioni come Norval e A4 Arts, musei come lo Zeitz MOCAA.

A quel punto, con i social e con un contesto locale molto diverso dal passato, era più facile per me trovare artisti interessanti, stringere rapporti con loro e con le gallerie sudafricane, e porre le basi della programmazione che porto avanti tutt’ora.

artalkers.it : Osart Gallery | Installation view: African Characters - 2020
Installation view: African Characters2020, Osart Gallery, Milano | Courtesy the artists and Osart Gallery | Photo Max Pescio
Puoi anticiparci qualcosa sulla programmazione 2022, tra “classici” e nuove proposte, dentro e fuori le mura della galleria?

Andrea Sirio Ortolani: Per quanto riguarda la prima parte del 2022, Covid permettendo, in galleria si terranno due mostre collettive, che introdurranno nuovi artisti soprattutto africani, tutti molto giovani, nati negli anni Novanta.
Dopo le mostre personali del 2021, vogliamo continuare questo approfondimento sul panorama contemporaneo con delle collettive che ci permettano di portare alla conoscenza del pubblico italiano e internazionale più artisti.

Fuori dalle mura della galleria abbiamo in programma diverse fiere, che ad oggi non sappiamo se saranno confermate o meno, in cui dovremmo presentare dei progetti speciali, che vanno da presentazioni collettive a mostre personali.
Una è la fiera di Cape Town (in cui sono coinvolto anche come membro del comitato di selezione), e poi le successive saranno Miart e Brussels, per poi chiudere la stagione fieristica con Arte Fiera, che è stata per ora rimandata a causa della situazione pandemica.

artalkers.it : Osart Gallery | Installation view: African Textures - 2019
Installation view: African Textures2019, Osart Gallery, Milano | Courtesy the artists and Osart Gallery | Photo Max Pescio
Guardando al passato, quali sono stati i traguardi principali e le difficoltà superate di questi 13 anni di attività?

Andrea Sirio Ortolani: I problemi credo siano quelli che affliggono qualsiasi tipo di impresa.

All’inizio, quando non si è conosciuti e non si ha ancora costruito una propria credibilità, diventa molto difficile attirare clientela, ma anche ottenere rispetto da parte dei colleghi.
Non basta avere un nome importante per ottenere una certa credibilità, ma bisogna dimostrare di essere competenti, attraverso impegno, serietà e una programmazione valida. Credo che la cosa più difficile sia costruire un progetto e portarlo a termine, soprattutto all’inizio.

Andando avanti, se si riesce a mantenere il timone dritto, con una certa determinazione e coerenza, si stabilizza anche la propria attività e il lavoro della galleria.

Guardando indietro, uno dei traguardi principali è certamente quello di aver fatto delle scelte che sul lungo periodo si sono rivelate vincenti per quanto riguarda la selezione degli artisti.

artalkers.it : Osart Gallery | Installation view: Jeanne Gaigher, Sing into my mouth - 2021
Installation view: Jeanne Gaigher, Sing into my mouth2021, Osart Gallery, Milano | Courtesy the artist and Osart Gallery | Photo Max Pescio
Pensando al futuro, quali sono le prossime sfide di Osart Gallery?

Andrea Sirio Ortolani: Le sfide sono quelle di tutti i giorni, ovvero quella di riuscire a mantenere sempre alto il livello nella nostra programmazione, sia nella scoperta di nuovi talenti che nella riscoperta di figure storiche.

Questa è una sfida che rimane impegnativa, perché c’è moltissima competizione internazionale, soprattutto sugli artisti africani. In passato ci è capitato di perdere degli artisti con cui stavamo cominciando una collaborazione, per via dell’arrivo di grandi competitors internazionali.

Sul fronte degli artisti storicizzati, vorrei continuare a presentare figure che hanno saputo interpretare la loro epoca con un lavoro di qualità.

artalkers.it : Osart Gallery | Installation view: Dan Halter, Money Loves Money - 2021
Installation view: Dan Halter, Money Loves Money2021, Osart Gallery, Milano | Courtesy the artist and Osart Gallery | Photo Max Pescio
E del mondo dell’arte in generale?

Andrea Sirio Ortolani: Dopo la pandemia il mondo non sarà più lo stesso, quindi immagino che, come sto facendo io, anche i miei colleghi e il mondo dell’arte dovranno andare verso un cambiamento molto forte, una digitalizzazione, un diverso modo di comunicare e di fare scouting, perché ovviamente gli spostamenti fisici, per incontrare gli artisti, sono diventati molto più complessi.

Le fiere possono saltare da un giorno all’altro, come è successo con Arte Fiera, quindi bisogna avere una flessibilità nel lavoro prima inimmaginabile.
Se in passato la programmazione era certa, in questo momento di incertezza bisogna riuscire a muoversi nella maniera migliore possibile, bisogna essere molto attenti a quello che succede e tentare di prevedere quello che accadrà, per quanto possibile.
Quindi quello che mi auguro per il mondo dell’arte in generale è di riuscire ad andare verso una “nuova normalità”.

Mi auguro anche che le Istituzioni capiscano il valore del mercato e dell’arte italiana, e quindi mettano in atto delle riforme per far sì che le gallerie possano tornare ad avere un ruolo di rilievo nel contesto internazionale.

Dandoti alcuni numeri, se il mercato italiano ad oggi è l’1% del mercato mondiale, e quello francese è pari al 7%, c’è un problema strutturale.
All’Italia non manca nulla per raggiungere i numeri del mercato francese, che ha un’iva agevolata in importazione, un’iva agevolata alla vendita, ha messo in atto delle agevolazioni per quanto riguarda la legislazione sull’art bonus e una maggiore facilità nella movimentazione delle opere (mi riferisco alle leggi sull’esportazione di opere d’arte).
Parigi, tra l’altro, ha saputo porsi come alternativa valida a Londra, dopo la Brexit.

Mi auspico che da parte delle gallerie italiane ci sia la volontà di essere più flessibili, più trasparenti, più veloci, ma senza l’attivazione di una serie di riforme istituzionali noi possiamo fare poca strada.

Auspico tutto questo anche perché attraverso il lavoro di Angamc è stato creato un tavolo permanente con il Ministero dei Beni Culturali, che pare voglia venirci incontro.
Il tavolo di lavoro è nato dopo la presentazione del rapporto di Nomisma sul mercato dell’arte italiano, che ha messo in luce i dati reali (non solo relativi alle gallerie d’arte moderna e contemporanea, ma anche relativi agli antiquari, alle case d’asta, eccetera).

Sebbene venga molto sottostimato dal pubblico, oggi porta un giro d’affari da miliardo e mezzo annuo, e va a toccare un impatto economico complessivo di 3,78 miliardi di euro all’anno.
Ad oggi ci sono 26.000 occupati nei settori chiave, mentre se contiamo i lavoratori complessivi, si raggiunge la quota di 35.000 lavoratori.

L’ Italia tra l’altro è un paese “sorgente” per quanto riguarda alcune categorie di beni afferenti a questo ambito, ma si posiziona piuttosto indietro quando si tratta di produzione artistica contemporanea, anche per la mancanza di strutture adeguate.

FONTI e APPROFONDIMENTI:
- sito web ufficiale della galleria Osart Gallery, Milano (link)

Alice Traforti

Founder e Redazione | Vicenza
#artecinetica #arteprogrammata #tecnologia #robotica #fotografia #newmedia #digitalart #percezione #identità #mercato #fiere #gallerie

Add comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.