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Raffaella Cortese: uno sguardo sull’apporto femminista nell’arte contemporanea

Cari lettori,
oggi avrei una domanda per voi tutti: nella vostra vita quotidiana, quanto date per scontate le scelte di chi vi sta accanto ogni giorno, cedendo al condizionamento di ruoli preconfezionati?

Anche se in questa giornata dell’8 marzo l’occhio è inevitabilmente puntato sulla condizione femminile, non intendo limitare la riflessione a un discorso di genere, ma vorrei invitarvi a estendere il concetto di libertà verso ciascun individuo.

Venendo a noi, quando ho deciso di intervistare Raffaella Cortese sui temi legati all’essere donna nell’arte contemporanea, ero certa che non mi avrebbe delusa.
Quello che non sapevo, invece, era che mi avrebbe commossa.

Ma ora bando alle ciance – le mie – e orecchie ben tese in ascolto delle sue parole: so che potete sentirle.

Raffaella Cortese | work by Zoe Leonard: Untitled Aerial, 1988/2008

Zoe Leonard: Untitled Aerial, 1988/2008 - gelatin silver print, 60,6 × 43,8 cm - Ed. 6 | Courtesy of the artist and Galleria Raffaella Cortese, Milan

 

La tua avventura nel mondo dell’arte contemporanea manifesta fin da subito una forte componente di autodeterminazione: homo faber fortunae suae, ma in questo caso parliamo di una donna che, quasi 25 anni fa, ha costruito il proprio futuro aprendo da sola una galleria, senza avere alle spalle una famiglia habitué ai circuiti dell’arte e senza essere nemmeno milanese, priva cioè di un certo entourage già pronto ad accoglierla a braccia aperte.
Com’era il panorama delle gallerie nella Milano degli anni ’90?

Raffaella Cortese: Lo ricordo, non è stato semplice venendo dalla provincia, pur avendo studiato a Milano. Ho avuto senza dubbio più difficoltà a inserirmi nell’ambiente con questi presupposti.
Nel ’95 decisi di inaugurare con un artista di nicchia, ai tempi, Franco Vimercati, e questo di certo non rese le cose più semplici.

I collezionisti in questo contesto erano già molto educati ed esigenti, ma avevano ancora bisogno di conoscermi e, così, di improntare un rapporto di fiducia.
Devo dire che la mia fortuna è stata anche frutto di incontri con persone con cui ho fin da subito condiviso la sensibilità, il senso del lavoro di gallerista: ancora oggi dopo 25 anni sono rimasti fedeli alla mia galleria e seguono attentamente il programma e le carriere degli artisti.

Milano ha una tradizione di ottime gallerie, ma il contesto era piuttosto differente se paragonato ad oggi.
I grandi spazi che hanno vitalizzato la città e dato spazio all’arte contemporanea, come l’Hangar Bicocca, la Fondazione Prada e la Fondazione Carriero, non esistevano e, insieme ad alcune istituzioni pubbliche, credo stiano lavorando sempre meglio.

Raffaella Cortese | work by Zoe Leonard: December 3, frame 3, 2011-2012

Zoe Leonard: December 3, frame 3, 2011-2012 - gelatin silver print, 77,2 × 62,8 cm - Ed. 6 | courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano

 

Credi che il tuo essere donna possa aver influenzato in qualche modo il tuo ingresso nel mondo dell’arte?
Oggi, invece, come si declina il confronto con i colleghi?

Raffaella Cortese: Credo che le storie di galleriste donne siano sempre a loro modo interessanti: penso a donne che stimo molto come Paula Cooper, Marian Goodman, Gisela Capitain, oppure a generazioni più recenti, Shifra Shalit Intrator o Jennifer Chert.
Il mondo dell’arte contemporanea certamente ha vissuto dinamiche di genere non rosee, ma pensando al contorno generale, penso abbia anche molto da insegnare.

È stato certamente stimolante lavorare per altre donne, le molte artiste nel nostro programma che abbiamo supportato nell’ambito italiano, come Zoe Leonard, Roni Horn, Kiki Smith, Anna Maria Maiolino, Joan Jonas, ora Simone Forti, tra le altre.

Ad oggi, con i colleghi galleristi cerchiamo di essere più compatti e uniti e collaboriamo a progetti come quello del Milano Art Bulletin o dell’Associazione Gallerie di Arte Moderna e Contemporanea per questioni più legali e fiscali.
Questo tipo di collaborazioni sono rilevanti soprattutto in occasioni come le fiere di Miart e Artissima, in cui ci interfacciamo molto anche con ambienti internazionali nei quali è importante posizionarsi e comunicarsi in modo fedele.

La bella opportunità di far parte della Selection Committee di Artissima da quest’anno sarà una modalità in più per partecipare a questi processi oggi davvero pregnanti.

Raffaella Cortese | work by Simone Forti: Zuma News, 2014

Simone Forti: Zuma News, 2014 - Video, durata: 12' 37", Ed. Open | courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano

 

Che cos’è per te il femminismo e come mai hai deciso di farne, fin dal principio, uno dei tratti caratterizzanti la progettualità della tua galleria?

Raffaella Cortese: Conosciamo bene il femminismo storico, che forse non riusciamo ancora a ricontestualizzare in un post-femminismo sano e concreto, se possiamo usare questo termine.
Quello che però sappiamo molto bene è che le donne nell’ambito artistico hanno fatto fatica ad affermarsi per decenni e forse ancora oggi viviamo di residui di questa impostazione: anche per questo, per me è una priorità dedicare loro uno spazio importante.

Il genere si affianca, in modo affatto secondario, a contesti socio-politici che ad esempio negli anni ’60-’70 hanno imposto ostacoli che queste artiste hanno affrontato in modi diversi e che hanno spesso incorporato nella propria identità creativa.

Penso ad Anna Maria Maiolino, nata in Italia e che ha vissuto la sua intera vita in Brasile anche attraverso il regime militare, e che proprio a fine marzo avrà la sua prima grande retrospettiva italiana al PAC di Milano.

Penso a Simone Forti, nata a Firenze e fuggita con la famiglia dalle incombenti leggi razziali negli anni ’30 verso Los Angeles, e che è stata protagonista dell’ultima personale in galleria.

Per me l’arte femminista è portatrice di alcuni valori specifici e si declina in ogni artista in maniera differente: ha a che fare con gli sguardi al femminile che possono essere diversissimi, rimettono in discussione interi discorsi di genere, potere e sensibilità.

Raffaella Cortese | work by Anna Maria Maiolino: Em Si Mesmo [In Its Self] from Cobrinhas [Little Snakes] series, 2015

Anna Maria Maiolino: Em Si Mesmo [In Its Self] from Cobrinhas [Little Snakes] series, 2015 - metal table, raku ceramic pieces with variable dimensions, 75 × 120 × 64 cm - Ed. Unique | courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano

 

La tua scuderia di artisti denota una significativa presenza femminile.
Vuoi parlarci delle tue artiste, di tutte o solo di alcune, e di come ciascuna ricerca si innesta sui temi del femminismo?

Raffaella Cortese: Nel mio programma è difficile parlare di alcune artiste e non di altre, visto che ognuna di loro ha una sua importanza particolare e diversa, come dicevamo.

Sicuramente Roni Horn che incontrai 20 anni fa, e alla quale sono molto legata, ha un talento molto speciale. Nel suo lavoro, sottile, rigoroso ma intimo e di straordinaria qualità, usa il paesaggio e la natura come punto di partenza e mette in discussione temi come l’identità, intesa come identità personale, ma anche di genere.

Un’altra artista speciale è Zoe Leonard. Zoe è una femminista che oserei definire militante e il cui lavoro è particolarmente articolato, in termini di media, ricerca, energie.

Queste due artiste americane sono uno splendido esempio di come si trovino risposte incredibilmente diverse a simili domande sull’identità e sulla percezione.

Ad accompagnare la generazione di Forti c’è la speciale Joan Jonas, anch’essa performer, ma non solo, e pioniera di una pratica artistica che fu all’inizio inaccettabile e poi invece riconosciuta tra i più grandi artisti del nostro tempo.

Raffaella Cortese | work by Roni Horn: Next 10, 2004

Roni Horn: Next 10, 2004 - powdered pigment, graphite, charcoal, colored pencil and varnish on paper, 74,2 × 84,5 × 5,7 cm | courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano

 

Come hai visto mutare negli anni il ruolo delle artiste donne nel contemporaneo?

Raffaella Cortese: Penso che lo definirei come un progressivo cambiamento di rivalutazione che non manca di incontrare ostacoli, ad esempio se penso alla presenza femminile nelle collezioni museali di tutto il mondo, che è ancora innegabilmente minoritaria.

Ciò che definiamo femminismo vive anche di onde, come quella più recente rivitalizzata da accadimenti politici internazionali, ma io credo solidamente nel lavorare trasversalmente attraverso queste oscillazioni e pensare ai contenuti, sempre. Penso all’importanza di lavorare anche sulle strutture del nostro mondo artistico e sulla visibilità di queste artiste in contesti specifici.

Ho piena fiducia nel clima che vedo cambiare e nelle voci che ho la gioia di supportare e far riecheggiare.

Raffaella Cortese | work by Roni Horn: White Dickinson HE INHERITS HIS UNCLE EMILY’S ARDOR FOR THE LIE, 2006-07

Roni Horn: White Dickinson HE INHERITS HIS UNCLE EMILY’S ARDOR FOR THE LIE, 2006-2007 - solid aluminum and cast white plastic, 226,69 × 5,08 × 5,08 cm - Ed. 3 + 1 AP | courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano

 

Il femminismo è diventato un argomento molto caldo nel delicato contesto socio-politico attuale, ma non siamo qui a parlare di politica, piuttosto di sane aspirazioni a fondamento di un futuro migliore e sempre più simile a come lo immaginiamo.
Che cosa ti piacerebbe vedere nel futuro delle donne, di tutte le donne?

Raffaella Cortese: Il mio più grande desiderio è di una parità sostanziale, nella diversità, semplicemente: mi piacerebbe vedere una grande libertà nello scegliere.

Scegliere di essere madre.
Scegliere di essere una donna che lavora.
Scegliere di essere entrambi, a seconda delle aspirazioni e ambizioni di ognuna di noi.

Non dovrebbero essere visti come ruoli in conflitto, ma complementari, che non si escludono a vicenda.

E ancora: vedere che esistono uomini che credono e apprezzano questi diversi modelli dell’essere donna.

Raffaella Cortese | work by Roni Horn: Untitled (Isabelle Huppert), 2005/2007

Roni Horn: Untitled (Isabelle Huppert), 2005/2007 - 5 c.print photos, standard C in Fuji Crystal Archive Mounted on 1/8" sintra, 39 × 33 cm each - Ed. 4 +1 AP | courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano

 

Progetti sul femminismo nel cassetto o di prossima venuta, in galleria.

Raffaella Cortese: I nostri progetti futuri non so se li definirei “sul femminismo” perché la credo una modalità intrinseca, il nostro modo di guardare al mondo, che spero ad un certo punto possa perdere questa accezione speciale.
Continuerò a lavorare con lo spirito di sempre, trascinata dalla passione per i progetti dei nostri artisti.

Simone Forti è sicuramente un nuovo grande amore e il nostro è stato un incontro magico e l’inizio di una collaborazione piena di possibilità.

Quest’anno inizierò a lavorare con un’artista italiana che conosco e ammiro da molti anni: Luisa Lambri.

In tutto questo, e in contraddizione con i nostri discorsi: festeggerò a maggio 2020 i 25 anni della galleria con l’artista Franco Vimercati, con cui ho aperto la mia prima mostra nel 1995, e che segna il punto di rinnovo di un ciclo, bellissimo ed intenso.

Ho una grandissima fedeltà per i miei artisti, che sono anche in parte uomini e che ci insegnano sempre delle nuove possibilità di essere donne.

Non ho mai trascurato il maschile, ed è anche grazie al confronto, al dialogo e al loro sguardo che il lavoro delle artiste donne viene valorizzato e interpretato.

Il lavoro di artisti donne e uomini si differenzia spesso per una sensibilità e una percezione del mondo profondamente diversa, ma quello che è fondamentale sottolineare è che non esiste altra via che la loro integrazione e complementarità.

Raffaella Cortese | work by Joan Jonas: Untitled, 2015

Joan Jonas: Untitled, 2015 - Ink on paper, 34,5 × 47 cm | courtesy of the Artist and Galleria Raffaella Cortese, Milano

 

Alice Traforti

Founder e Redazione | Vicenza
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