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Alberto Di Fabio | Immaginare l’Invisibile: la pittura come spiritualità

Il percorso di Alberto Di Fabio è un viaggio mistico attraverso gli strati di realtà e coscienza. La sua curiosità precoce per il mondo naturale, il desiderio di vedere oltre al visibile lo porta negli anni ad approfondire e interpretare attraverso la pittura le leggi che regolano il cosmo e gli aspetti straordinari della mente umana, avvicinandolo a una forma di spiritualità.

Attraenti e coinvolgenti i suoi “astratti organici”, come ama definirli, dai colori brillanti o fluorescenti, sono viaggi visivi astrali dove stelle, galassie e fotoni sembrano danzare al suono dell’universo, e cellule, atomi e sinapsi neuronali rivelano che il mondo scrutato sotto la superficie è ancora più affascinante.

Alberto Di Fabio: 1a particella di Dio, 2009 – wall drawing all’Edicola Notte, Roma
Alberto Di Fabio: 1a particella di Dio, 2009 – wall drawing all’Edicola Notte, Roma | cortesia dell’artista

Nato ad Avezzano nel 1966 viene indirizzato dal padre Pasquale, artista, e dalla mamma Delia, laureata in scienze naturali, verso un percorso che fonde arte e scienza. Dopo gli studi all’Accademia di Belle arti, prima a Urbino poi a Roma, completa la sua formazione internazionale a Parigi presso la Cité des Arts.

Negli anni novanta si stabilisce a New York dove partecipa a numerose esposizioni ed entra a far parte della prestigiosa Gagosian Gallery, che gli dedica una serie di mostre personali presso varie sedi. I suoi dipinti sono presenti in fondazioni e musei di tutto il mondo. Lo abbiamo intervistato via mail durante il lockdown che ha trascorso a Roma, dividendosi fra famiglia e lavoro nel suo studio.

La Pandemia di Covid 19 ha costretto il mondo ad una frenata brusca, per quanto probabilmente temporanea. Come vivi questo momento? A cosa stai lavorando?

Alberto Di Fabio: È un momento molto difficile, triste e inaspettato, specialmente per i miei tre giovanissimi figli, mia moglie come per altri milioni di persone.  Noi artisti e tutti coloro che possiedono un’anima sensibile, già da molto tempo percepiamo e piangiamo la progressiva distruzione del nostro pianeta, della natura, di noi stessi. L’urlo di rabbia e di tristezza è descritto nelle mie opere su temi ambientali, sociali e antropologici a partire dagli anni ‘80.  Noi ominidi aggressivi ormai sappiamo solo consumare un abisso di materiale superfluo, non sappiamo più soffrire e perdonare, vogliamo solo un guadagno e un piacere immediato, gettando tutto il resto nel giardino di casa nostra. Penso a tutta la plastica che gettiamo in mare, alle basi nucleari con i loro reattori che un giorno ci presenteranno un conto molto salato da pagare, penso alle mille ferite sanguinanti della terra e piango, lavoro e prego, sognando un tempo biologico…

Alberto Di Fabio: Tiziana, 2012-2015
Alberto Di Fabio: Tiziana, 2012-2015 – acrilico su tela, 200x345cm | cortesia dell’artista

Hai spesso parlato dell’importanza di ritrovare un ‘tempo biologico’ nel tempo accelerato in cui viviamo…

Alberto Di Fabio: La nostra vita è diventata frenetica, riceviamo mille informazioni, siamo costantemente in ansia, concentrarsi è veramente difficile. Jamshid Ghajar, grande neurologo americano, afferma che oggi i nostri neuroni anticipano di pochi secondi ciò che facciamo e pensiamo. Siamo carichi di ambizioni e di sogni, non siamo mai contenti di niente. È un vortice che si ferma solo quando respiriamo in maniera orizzontale – come un respiro yoga, tra la mente e lo stomaco – e ci accontentiamo di quello che abbiamo fatto durante il giorno.

Ripeto sempre alle persone che mi sono vicine: cerchiamo di stare calmi, di concentrarci e scrivere una piccola poesia.  Come i monaci Benedettini che pregano e lavorano, dobbiamo essere sereni e umili. Vedo così la figura dell’artista di oggi, anche se riconosco che il sistema dell’arte è diventato l’opposto, un luna Park fatto di luci brillanti sempre accese, dove la filosofia che dovrebbe accompagnare il processo creativo è stata sostituita dalle scadenze delle fiere d’arte, delle mille biennali internazionali e fondazioni, delle case di moda che cannibalizzano il mondo dell’arte con feste ed eventi mondani. Dobbiamo ancora seguire, riflettere ed approfondire la filosofia letteraria umanista, non inseguire quella materialista. Scrivere la filosofia del domani è molto difficile, quasi impossibile.

Alberto Di Fabio: Neurone Verde 1, 2010
Alberto Di Fabio: Neurone Verde 1, 2010 – 60×60 | cortesia dell’artista

Tutti gli elementi della natura con la loro struttura fisica e il mondo della spiritualità sono riferimenti costanti nel tuo lavoro, come l’idea di un’interrelazione fra tutti gli elementi del cosmo. Questa è anche la rivelazione della fisica quantistica, cui tu fai spesso riferimento, in cui tutti i fenomeni fisici fondamentali sono visti come interdipendenti.

Questo pensiero è da secoli anche alla base del misticismo orientale, che nelle sue molteplici forme sottolinea sempre l’unità dell’universo, un pensiero in cui scienza, filosofia e spiritualità non sono mai viste come antagoniste. È stato il tuo incontro con la fisica ad avvicinarti al pensiero mistico orientale, o hai sviluppato il tuo interesse per entrambi in parallelo?  

Alberto di Fabio: La mente ci mente e l’anima si connette con l’universo quantico.

La meditazione attraverso la pratica della pittura, fermare la mente per raggiungere l’illuminazione, sono pratiche molto conosciute in Oriente. Come il sapere di uno Sciamano, eleganza e armonia si uniscono con l’istinto e l’intuito del portatore di pennello, che è per definizione qualcosa di indeterminato e indefinibile, è una cosmologia osservativa e al tempo stesso visionaria. Il gesto pittorico è un gesto spirituale necessario per cogliere quel respiro cosmico, quel soffio divino che è alla base dell’incessante origine della vita. 

La fisica dei quanti, lo stato fisico della Materia e gli Atomi, come la biologia, la chimica e le forze magnetiche sono energie in movimento da migliaia di anni, in viaggio nello spazio siderale del cosmo. Fusioni interstellari lontane, hanno dato vita a forme solide, gassose e liquide che compongono la base della vita terrena; nello stesso tempo, il tutto è sempre stato in relazione con un corpo di luce, con la parte spirituale della materia stessa. Mi sono sempre dedicato a manifestare nei miei lavori come la materia biologica o solida diventi materia astrale, fonte di luce. Un quadro può essere come una preghiera, la preghiera è come una formula scientifica che veicola i nostri neuroni magnetici a collegarsi con spazi celestiali.

Alberto Di Fabio: paesaggi della mente n.2, 2011
Alberto Di Fabio: paesaggi della mente n.2, 2011 – acrilico su tela 200x350cm. | cortesia dell’artista

Restando sull’argomento della fisica dei quanti, il fisico Fritjof Capra nel saggio “ll Tao della Fisica” del 1975 scriveva: “Per quanto ci addentriamo nella materia, la natura… ci appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto. Queste relazioni includono, inoltre, sempre l’osservatore”. Si può fare un parallelo fra quest’ultimo concetto e il sogno, come hai scritto di recente “di creare portali magnetici cosicché l’opera e la galleria diventino un’astronave per un viaggio verso mondi paralleli lontani nello spazio e nel tempo”?

Alberto Di Fabio: La materia e l’antimateria, la fisica quantistica, come la teoria della relatività sono come un bel quadro surrealista o una preghiera Taoista, fanno tutte parte di una rete magnetica universale percepita da ognuno di noi a diverse frequenze.

Come fare sognare e illuminare lo spettatore di fronte a un’opera d’arte? Vedo e compongo le mie opere cercando di creare portali magnetici.  L’opera, come la mostra in galleria, diventa un’astronave per un viaggio verso mondi lontani nello spazio e nel tempo. L’opera come medium espressivo per narrare un sogno, e il sogno come stato ideale per scrutare da un altro punto di vista l’universo ignoto, un sottile filo rosso che collega arte scienza e spiritualità.

Alberto Di Fabio: paesaggi della mente, 2017- wall painting a Tagliacozzo (AQ)
Alberto Di Fabio: paesaggi della mente, 2017- wall painting a Tagliacozzo (AQ) | cortesia dell’artista

Nel 2010 sei stato premiato dall’astrofisico Remo Ruffini nell’ambito del Premio Nazionale di Pittura F.P. Michetti, in Abruzzo, per aver anticipato di due anni un’immagine spaziale. “ll respiro dell’Universo” un tuo dipinto del 2008, si avvicinava in modo impressionante all’immagine di una galassia fotografata nel 2010 dal telescopio spaziale Hubble. Che spiegazione dai di questa tua ‘premonizione’? Quale fu la reazione dei fisici che ti premiarono?

Alberto Di Fabio: La percezione e il sogno di vedere mondi paralleli è stata la mia ricerca fin da bambino, quando ho cominciato a disegnare e dipingere paesaggi di montagne infinite. Essendo nato e cresciuto in Abruzzo, la montagna rappresenta per me l’elevazione dal mondo terreno, un’immagine di purezza, una divinità integra necessaria per l’elevazione dello spirito. In seguito mi sono dedicato alla lettura di libri scientifici, quelli di mia madre, Insegnante di scienza e matematica e di mia sorella che studiava medicina. Da essi copiavo le cellule e altre illustrazioni di biologia, chimica, e astrofisica. Attraverso le visioni paesaggistiche e del macrocosmo sono entrato nel “magma”. Mi sono interessato alle fusioni minerarie, alla composizione delle silici, dei quarzi, dei gas, del DNA.

 Da questo insieme di cose è nato il mio l’amore per la scienza in relazione con lo spirito. Nel 2010 L’astrofisico Remo Ruffini ha premiato le mie opere trovando molte similitudini tra le mie immagini e il mondo dell’Astrofisica quantistica contemporanea, centrata sulla scoperta dell’antimateria e del bosone di Higgs.  Molti dei miei lavori cosmologici sulle galassie sono simili alle ultime fotografie scattate dal telescopio Hubble della NASA.

Alberto Di Fabio: Visioni da Hubble, fusioni minerarie, 1992
Alberto Di Fabio: Visioni da Hubble, fusioni minerarie, 1992 – tempera su, 100×74.5cm. | cortesia dell’artista

Nel 2014 ho ricevuto il prestigioso invito dal CERN di Ginevra per una mostra personale e una conferenza filosofico-scientifica. È stato un appuntamento, un auspicio, che non ha fatto altro che materializzare il dialogo virtuale che, idealmente, avevo stabilito fra il centro studi internazionale e il mio studio, molti anni prima.

Alcuni dei matematici e astrofisici del CERN sono interessati a diversi aspetti del mio lavoro, innanzitutto all’attenzione che dedico al magnetismo delle sinapsi con la loro potenza di connessione, in secondo luogo alla descrizione visiva delle immagini create dalla parte onirica della nostra mente, da come si può descrivere l’emisfero della fantasia e della spiritualità fino alla percezione dell’invisibile.

La fantasia la creatività, e il sogno sono esercizi complessi per la nostra mente, infatti non sviluppiamo mai abbastanza quella parte del nostro cervello.

Durante la conferenza al CERN, un importante astrofisico mi ha spiegato che conosciamo solo il 4% di ciò che c’è fuori di noi. Mi disse: “Alberto, ti abbiamo invitato qui per sentire cose che noi matematici non riusciamo a vedere. Einstein diceva sempre che quando ci si avvicina alla verità di una formula matematica la si trova sempre velata da un nuovo enigma. L’emisfero della mente razionale non può risolvere la formula da solo”. È stata un’esperienza molto affascinante, sono ancora in contatto con diversi ricercatori con i quali ci scambiamo informazioni “magiche”.

 Alberto Di Fabio: State of Matter, 2019
Alberto Di Fabio: State of Matter, 2019 – acrilico su tela, 100x100cm. | cortesia dell’artista

I tuoi dipinti, sia i murales che su tela, sono creati con una tecnica complessa che va dall’estremamente dettagliato all’astratto, stratificando diversi veli di pittura, modulando colature, densità e viscosità del medium. Come calibri istintività e controllo nel tuo lavoro? Hai detto di lavorare spesso in orizzontale e hai messo questo modus operandi in relazione con certi fenomeni fisici che portano a un grado elevato di concentrazione mentale…

Alberto Di Fabio: Dipingo spesso in posizione orizzontale, come se stessi realizzando dei mandala. In questa posizione cerco di raccogliere tutte le emozioni della spiritualità, della scienza e dell’arte, tre elementi costanti, per una preghiera lunga come la creazione dell’opera stessa. Sono come esercizi d’elevazione e permutazione per la conoscenza e la rivelazione del dogma assoluto. Per me la materia del colore è viva, la sento danzare attraverso i fotoni della luce che la illuminano.

Lo scorrere del pennello sulla carta o sulla tela, le increspature dei colori ad acqua che si dissolvono in altre velature, mi ricordano il movimento della terra, dei fiumi, delle sinapsi neuronali.

Alberto Di Fabio: Corpo Astrale in Oro, 2016 – Galleria Luca Tommasi.
Alberto Di Fabio: Corpo Astrale in Oro, 2016 – acrilico su tela, 60x60cm. | courtesy Luca Tommasi.

 Parte del fascino del tuo lavoro risiede nell’uso del colore, super- brillante nelle tue “danze cosmiche” fluorescenti e psichedeliche, a volte invece più meditativo nelle composizioni che tendono alla monocromia.  Cosa ispira le tue scelte?

Alberto Di Fabio: Il mio sogno, attraverso un astrattismo organico puro con le mille velature cromatiche e le sottili dinamiche geometriche tra i singoli elementi, è di creare un caos visivo controllato, una pittura cinetico sensoriale che coinvolga lo spettatore in una progressiva perdita della coscienza di sé, una sorta di trance visiva, in viaggio verso mondi sconosciuti, più vicini all’essenza quantica dell’Universo. La percezione di sentire e vedere la danza cosmica.

La materia diventa evanescente e la mente ritrova una possibile congiunzione con la sostanza astrale. Si assiste ad un passaggio di stato, da quello fisico allo stato etereo, una sorta di permutazione ed elevazione dell’anima. I miei lavori sono come preghiere, dei mantra ripetuti all’infinito. Spesso infatti ripeto le stesse formule per arrivare, attraverso il concetto di danza cosmica, ad uno stato meditativo assoluto, all’interno di cui siamo atomi e allo stesso tempo Dei.

Alberto Di Fabio: Montagne, 1994, GNAM, Roma
Alberto Di Fabio: Montagne, 1994 – acrylic on canvas paper, 130x90cm. | courtesy GNAM Roma, Galleria 5.

Facciamo un passo indietro.  Tuo padre, Pasquale Di Fabio, era un noto pittore e scultore astratto legato al neo futurismo, una citazione che riaffiora nelle tue opere più geometriche. Nei suoi lavori, spesso tuo padre stabiliva connessioni fra luce e spiritualità. Sebbene declinato in modo molto diverso, secondo parametri scientifici contemporanei, questo rapporto è anche uno dei cardini del tuo lavoro. Come ha influito la vicinanza di tuo padre sul tuo personale percorso verso un astrattismo organico?

Alberto Di Fabio: Grazie di aver citato mio padre, Artista puro, incontaminato, che tramite una rigorosa pittura astratta si è sempre dedicato alla ricerca maniacale di come rappresentare la luce, fonte di vita e unica energia da adorare. Sono nato da una madre che insegnava matematica e scienza e da un padre che mi ripeteva ogni giorno che Mondrian e Malevich sono i nostri Dei contemporanei. È normale che il mio lavoro sia un percorso continuo attraverso due fonti di luce per una forma di simbiosi da tramandare nel futuro.

Il grande wall-painting che hai esposto lo scorso febbraio poco prima del lockdown a Milano nella mostraPaesaggi di una materia invisibile”alla Galleria Luca Tommasi, fa riferimento sia alla simbologia cosmica che a quella religiosa, il cerchio come moto eterno dello spirito. Sempre nel 2019, nella mostra “Trascendenza” al Gaggenau DesignElementi Hub a Milano, hai usato il colore oro, metafora di luce e di spiritualità. Subisci il fascino dell’arte sacra, e se sì, di quale periodo in particolare?

Alberto Di Fabio: Illuminazione, Paesaggi di una materia invisibile, 2020 – wall painting Galleria Luca Tommasi
Alberto Di Fabio: Illuminazione, Paesaggi di una materia invisibile, 2020 – wall painting at Galleria Luca Tommasi | courtesy Luca Tommasi, Milano

Alberto Di Fabio: Sia nella mostra da Luca Tommasi che da Gaggenau DesignElementi Hub ho trasformato gli spazi espositivi in grandi tele da dipingere mettendo in relazione una pittura di un paesaggio invisibile con la vastità dell’universo e un dialogo con un paesaggio interiore.  

Le pareti sono completamente ricoperte di segni e colori vibranti, la solidità del colore si dissolve in minuscole particelle gassose, atomi e fotoni di luce sono in continua trasformazione nelle sottili colature del dripping. Un’opera che vuole manifestare il momento di passaggio tra la materia solida, liquida e gassosa, qualcosa d’impalpabile, una visione che la sola percezione umana non potrà mai cogliere: è l’evocazione di qualcosa che sentiamo ma che non vediamo.

Per la mostra da Gaggenau DesignElementi Hub ho esposto opere di color “oro” e diverse tele che erano opere pensate in origine per una cappella. Una maggiore attenzione non solo per l’arte sacra, ma la sacralità per e dell’arte.

Sono sempre stato affascinato dalla pittura di Giotto e di molti altri maestri storici che tramite una pittura pura e simbolica hanno creato veri e propri veicoli di coscienza.

Alberto Di Fabio: Sinapsi in oro, 2007
Alberto Di Fabio: Sinapsi in oro, 2007 – 107x97cm |cortesia dell’artista.

Sei uno degli artisti italiani più internazionali, hai esposto in tutto il mondo. Nel 1989, agli inizi del tuo percorso a Roma conosci, ad una collettiva curata da Alessandra Bonomo, Alighiero Boetti che ti consiglia di lasciare l’Italia per Parigi, dove frequenti, oltre a Boetti, molte altre figure di grande spicco.  Poi, dopo una mostra da Lucio Amelio a Parigi, nel 1991 ti trasferisci a New York…

Alberto Di Fabio: Si ho vissuto molti anni a New York, mi ricordo che dal mio primo viaggio negli Stati Uniti, sono rimasto subito colpito dal modo di lavorare degli artisti americani.

Avevo 21 anni e sognavo, come tanti colleghi, di lavorare con qualche galleria importante di New York. Erano gli anni ‘80/90, frequentavo il mondo dell’arte incontrando personaggi straordinari come Roy Lichtenstein, Leo Castelli, Ileana Sonnabend…

Alberto Di Fabio alla NY Gr gallery  2017
Alberto Di Fabio alla NY Gr gallery , 2017 | foto by Skino Ricci

Hai raccontato di come negli USA tu abbia affinato il tuo metodo di lavoro, imparato ad archiviarlo, degli incontri con grandi artisti, ma mi è sembrato di capire che tu abbia incontrato anche parecchi ostacoli e resistenze. C’è qualche aneddoto di quel periodo non facile, che nel bene o nel male ha segnato il tuo percorso, che vorresti condividere?

Alberto Di Fabio: Quando incontravo Larry Gagosian, lo invitavo sempre a visitare il mio studio e lui mi rispondeva: “Alberto, non vado spesso negli studi dei giovani artisti, altrimenti dovrei stare tutto il giorno in giro. Quando avrai la tua prima personale a New York verrò a vederla”. E così andò. Dopo 7 anni – perché tanto ci ho messo– ho esposto da Alexandre de Folin, nel 1998. Larry venne due ore prima dell’opening e comprò quattro quadri. Mi disse che il lavoro gli piaceva, che aveva già sentito parlare della mia tecnica e dei miei soggetti da altri artisti. Con quei quattro lavori, arredò una stanza nella sua casa negli Hamptons.

Alberto Di Fabio: Spazio Luce numero 2, 2010
Alberto Di Fabio: Spazio Luce numero 2, 2010 –  acrilico e lacca su tela and lacquer on canvas, dittico, ciascuno 120x120cm. | cortesia Gagosian Gallery

Nei mesi successivi, anche con l’aiuto di una mia amica che era diventata la direttrice della sede di Gagosian a Londra, ho cominciato a lavorare con la galleria. Hanno sempre apprezzato non solo la mia pittura ma anche il mio modo di lavorare, la mia passione e serietà.

Come hai accennato, le difficoltà nel nostro lavoro sono sempre molte in ogni luogo e tempo: ci sono persone, amici, colleghi, che ti amano e stimano il tuo lavoro e tanti altri che ti remano contro, molto spesso dopo tanti successi e traguardi sognati per anni. Dopo averli raggiunti ti senti solo, vuoto, nessuno ti chiama per giorni…ti senti in colpa con te stesso per il lavoro che hai presentato…è una sensazione scura senza via d’uscita, ma basta pensare che siamo persone privilegiate per il lavoro che svolgiamo, non bisogna lamentarsi, andare avanti e assolutamente credere in quello che facciamo.

Alberto Di Fabio: Stanze dei sogni, 2017 – Wall Painting, Galleria Umberto Di Marino, Napoli
Alberto Di Fabio: Stanze dei sogni, 2017 – Wall Painting, Galleria Umberto Di Marino, Napoli | photo Danilo Donzelli.

Ho letto del tuo bel progetto nell’isola di Ponza, che in modo Beuysiano dimostra che l’arte è anche coscienza e responsabilità. Nel 2004 hai acquistato una proprietà per creare una sorta di “Scuola di Atene” dedicata alla filosofia del futuro, e un giardino botanico sull’isola, piantando circa 400 piante intorno a una valle utilizzata un tempo come discarica. E mi hai detto che continui la guerriglia verde piantando alberi anche in città… E la scuola di filosofia è un progetto che continua?

Alberto Di Fabio: Nell’isola di Ponza ho sviluppato insieme a mia sorella scrittrice un progetto culturale letterario, abbiamo cercato di creare un luogo, una casa per gli amici artisti, un cenacolo per lo sviluppo di nuove filosofie. Questo consumismo contemporaneo ci ha appiattiti e divorato la mente. Se Democrito e Anassimandro già nell’antica Grecia parlavano degli eoni, degli atomi, delle galassie, noi contemporanei siamo atrofizzati dal benessere illusorio. Il sogno era quello di ricreare una sorta di Scuola d’Atene: anche se una sola vita non basta, voglio provare a piantare il primo seme.

Andando a vivere sull’isola mi sono accorto di una discarica abusiva molto inquinante situata in una valle bellissima chiamata “la panoramica”. Mi sono fatto carico del problema e ho cominciato il progetto di Ri-impianto, ripiantare la natura là dove l’uomo l’aveva distrutta. Ispirato anche dal lavoro di Joseph Beuys, ho piantato molti alberi intorno alla discarica, facendola chiudere dopo pochi anni.

Ho pensato che la forza di un’azione del genere potesse non rimanere solo un’opera d’arte concettuale. Con il gallerista Umberto Di Marino, nel 2004 a Napoli abbiamo fatto una mostra dal titolo Ri-impianto, poi abbiamo proiettato le diapositive della performance nelle scuole, in varie mostre, concerti ed eventi, cercando di sensibilizzare tutti nei confronti della questione ambientale. È un modo per rendere un’opera più ‘sociale’ attraverso un’azione reale. Il legame è l’amore per il nostro pianeta e la volontà di fare qualcosa per salvarlo non solo con la solita retorica dell’ecologia.

Alberto Di Fabio
Alberto Di Fabio | Photo Skino Ricci

Per concludere, ritorniamo al punto di partenza, il presente. Siamo a un bivio, si può agire per e cambiare direzione imparando da questa tragedia, oppure riprendere la corsa più velocemente di prima, perché “siamo rimasti indietro”.

Sei ottimista o pessimista sul futuro?

Alberto Di Fabio: Questi mesi, questo presente non lo scorderemo facilmente, ci è entrato dentro.

Ho sofferto molto per le persone malate, ho pianto per i morti e per quei cattivi politici che negli anni passati hanno speso male tanti soldi pubblici chiudendo centinaia di ospedali in tutto il paese, tenendoci ora reclusi in casa. Ho sofferto molto per queste cose!!

Ho sofferto meno per la mia libertà, ho continuato a leggere e lavorare, la vita non si ferma, mai. Ora et labora, questo è il Tutto.

FONTI E APPROFONDIMENTI

Sito dell'artista
Galleria Gagosian 
Galleria Umberto Di Marino
Galleria Luca Tommasi

Alessandra Alliata Nobili

Founder e Redazione | Milano
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