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Nicola Maggi e Collezione da Tiffany: uno sguardo indipendente sul sistema

Molti di noi addetti ai lavori, appassionati d’arte e artisti stessi, spendiamo parte del nostro tempo in ricerca, attraverso testi di settore, ma anche sul web.
Durante qualcuna di queste sessioni online, credo che a tutti noi sia in qualche modo capitato di trovare, oppure no, la risposta alla nostra domanda tra le pagine del blog “Collezione da Tiffany – Come collezionare arte contemporanea e vivere felici” di Nicola Maggi.

Di che cosa si tratta? Ecco un estratto della presentazione direttamente dal sito.

 

Collezione da Tiffany è il primo Blog italiano interamente dedicato al collezionismo d’arte contemporanea. Grazie alla sua indipendenza e al suo taglio divulgativo ma professionale, negli anni è diventato uno dei principali punti di riferimento per tutti coloro che sono interessati al mercato dell’arte e al collezionismo. Insomma, un blog pensato per chi ama l’arte, vorrebbe acquistarla, ma non sa da dove cominciare e, soprattutto, dove e come cercare.
Ogni martedì, giovedì e sabato Collezione da Tiffany offre ai suoi lettori una tappa nello strano mondo del collezionismo, parlandone da vari punti di vista: storico, psicologico, tecnico-pratico, finanziario e legale. Ma anche raccontandone le storie e le esperienze più interessanti; presentando i luoghi e i nomi della scena artistica contemporanea del nostro Paese.

 

Non ricordo esattamente che cosa io stessi cercando quando sono atterrata sul blog, so solo che lo seguo con una certa costanza ormai da qualche anno, anche se non nella sua totalità. Confesso che è proprio grazie alle rubriche proposte che riesco a monitorare da lontano alcuni aspetti che in autonomia non riuscirei forse ad approfondire, per mancanza di tempo o semplicemente senza la giusta occasione.
Dal 2017, inoltre, collaboro attivamente alla sua “redazione aperta” con una rubrica dedicata alle interviste ai collezionisti (ecco dove avevate già sentito il mio nome, vero?)

Da tempo mi frullano in testa alcune domande a proposito del blog e del blogger, dello strumento e della persona, del web e della realtà… e dell’arte contemporanea.

Perciò quale migliore occasione del primo articolo di questo nuovo promettente 2019 su ArTalkers?

Ritratto di Nicola Maggi
Caro Nicola, nel 2012 hai deciso di aprire un blog dedicato al collezionismo. Perché?

Nicola Maggi: Beh, quella di Collezione da Tiffany è un po’ la storia di un piano B e tutto inizia in un momento molto particolare. Era da poco nata mia figlia Lara e avevo voglia di nuove sfide.
Dopo anni passati a scrivere di mercato dell’arte volevo approfondire un po’ di più la questione. Tutti parlavamo di record, di aggiudicazioni strabilianti, ma nessuno spiegava mai cosa c’era dietro e quali fossero i meccanismi che guidano sia il mercato che il collezionismo.
E così ho pensato di creare un blog che parlasse di questo, non solo per fare chiarezza, ma con l’idea ambiziosa di avvicinare all’acquisto d’arte i tanti appassionati che spesso preferivano un amore “platonico” ad uno più attivo.
Inizialmente avevo proposto questo progetto alla testata con cui collaboravo, ma per motivi tecnici la cosa non andò in porto. Da qui la decisione di farlo da solo. In fondo mettere online un blog ha un costo decisamente basso ed era un rischio che potevo correre…

Mi sono sempre chiesta, e non credo di essere la sola, come è nato il nome “Collezione da Tiffany”.

Nicola Maggi: Scegliere il nome non è stato facile.
Volevo qualcosa che fosse divertente, fresco, facile da ricordare e che rimandasse a più significati.
Tutti quelli che mi venivano in mente erano però troppo “seriosi”, come se su una cosa come il collezionismo d’arte non si potesse scherzare.
E poi c’era questo gioco sul titolo del libro di Truman Capote che alla fine è stata l’idea che mi ha convinto di più. Anche se all’inizio avevo qualche timore, non volevo che passasse l’idea di un sito frivolo e privo di spessore.

Ma “Colazione da Tiffany”, in particolare nella sua trasposizione cinematografica, molto libera rispetto al romanzo di Capote, incarna perfettamente il messaggio che volevo mandare. É la storia di una ragazza che cerca un luogo nel mondo a cui appartenere, che rappresenti la pace, la lontananza dalle preoccupazioni, ma anche un luogo che è una forma di realizzazione personale. Audrey Hepburn che fa colazione davanti alla vetrina di Tiffany, nel mio immaginario, era l’equivalente dell’appassionato d’arte che passa di fronte ad una galleria d’arte e rimane incantato davanti alle opere esposte; sogna di appartenere a quel mondo, ma non ha la possibilità (o crede di non averla) di oltrepassare quella soglia… col mio blog volevo proprio aiutare le persone a fare quel passo.
Da lì a coniare il nome “Collezione da Tiffany” il passo è stato brevissimo…

Invece, come mai hai scelto il web, e più precisamente il blog, come strumento per dare forma al tuo obiettivo?
Avresti potuto, per esempio, diffondere i tuoi contenuti tramite un giornale o una rivista specializzata, scrivere qualche libro, intraprendere la carriera di gallerista… o continuare a sfogliare i cataloghi d’asta per conto tuo. Ma alla fine hai scelto il blog.

Nicola Maggi: Ho sempre creduto molto nel web, anche quando molti colleghi giornalisti ancora “ridacchiavano” se dicevi che scrivevi solo online. Come se la carta fosse una forma imprescindibile di nobilitazione della professione. Ma il web è l’unico mezzo che ha le caratteristiche per seguire in presa diretta un mondo in continua evoluzione come quello dell’arte e che, per essere compreso, ha bisogno di un approccio olistico; di trattare, oltre all’arte, temi come il diritto, il fisco, l’innovazione e l’economia.

E poi mi piaceva provare a sfatare il mito che per “avere successo” in rete era necessario scrivere testi corti e pubblicare tutti i giorni.
Fin da subito ho iniziato a scrivere testi approfonditi anche se in uno stile il più divulgativo possibile e a pubblicare solo 3 volte la settimana per non intasare le caselle dei lettori.
Il risultato è che in poco tempo i lettori passavano circa 10 minuti al giorno di media sul mio sito con una frequenza di rimbalzo che non ha mai superato in questi anni il 7%. Se dai uno sguardo alle statistiche del web ti rendi conto di cosa vuol dire.
D’altronde, se tutti iniziavano ad informarsi in rete, per me era giusto che in rete trovassero anche degli approfondimenti, oltre che notizie veloci. E oggi, infatti, è così.

Tra gli obiettivi citati proprio nella presentazione online, ricorrono in particolare 2 parole: giovane e consapevole. A me sembrano tanto l’inizio di una piccola rivoluzione, attesa e necessaria. Come declineresti queste 2 parole nel panorama attuale?

Nicola Maggi: Credo nella necessità di un superamento di questo approccio un po’ troppo “mordi e fuggi” che mi pare intravedere nelle nuove generazioni.
Ovviamente non è una regola generale, ma oggi si spilluzzica un po’ di tutto senza mai dedicarsi a qualcosa nello specifico. Si preferisce cavalcare i trend del momento invece di rischiare e costruire una nostra opinione, un nostro gusto. Perché questo richiede fatica, dedizione.

Fëdor Dostoevskij diceva: “La consapevolezza e l’amore, forse, sono la stessa cosa, perché non conoscerete niente senza l’amore, mentre con l’amore conoscerete molto”.
Ecco, nel panorama attuale ci vorrebbe un po’ più di questo amore e andrebbero messi un po’ in secondo piano, invece, concetti come “profitto”, “investimento”, “status” che dovrebbero essere, a mio avviso, degli effetti collaterali dell’amore per l’arte.

Ti sembra che sia cambiato qualcosa da quel 2012 a oggi?
In particolare, quali direzioni intravvedi, o quali spinte percepisci, dalla tua posizione privilegiata di catalizzatore verso le nuove generazioni e di ponte con quelle più rodate di collezionisti, di artisti, di galleristi, di operatori di tutti i tipi?

Nicola Maggi: Difficile a dirsi, gli scenari sono in continua evoluzione. Ma se un cambiamento c’è stato è che oggi, anche in Italia, si può parlare di arte e denaro senza essere guardati come ciarlatani. O, come mi è capitato, essere offesi pesantemente come se fosse un sacrilegio.
Ovviamente lo si deve fare con rispetto e cognizione di causa, senza sventolare la parola “investimento” come degli imbonitori che vendono unguenti miracolosi. E questo è un cambiamento importante.
Ricordo ancora le parole di Arturo Galansino, direttore di Palazzo Strozzi a Firenze, che intervenendo alla presentazione del libro Art Wealth Management: Managing Private Art Collections di Alessia Zorloni, sottolineava la sua meraviglia nel vedere, in Italia, e a Firenze in particolare, una sala gremita per un evento che metteva insieme arte e finanza.

Nicola Maggi in un momento di pausa a Bologna, durante Arte Fiera 2018. Da sinistra: l’artista Daniele Cesatari; Nicola Maggi; il gallerista Matteo Scuffiotti (Galleria La Linea, Montalcino); l’artista Enrico Pambianchi.
Da settembre 2018 il tuo blog ha assunto un nuovo assetto, orientato verso mete più concrete. Vuoi parlarci di questo cambiamento?

Nicola Maggi: Sì, a giugno di quest’anno si sono uniti a me due cari amici e “Collezione da Tiffany” è diventato una Srl. Un passo necessario per far crescere il progetto, mantenere un approccio indipendente e allo stesso tempo proporre un’offerta di servizi che potesse dare una risposta concreta e strutturata alle tante richieste di “aiuto” che negli anni sono arrivate da collezionisti, giovani operatori di settore, associazioni culturali, istituzioni e università.

Insieme abbiamo così deciso di affiancare alla nostra attività di informazione e divulgazione – che rimane inalterata –, anche quella di “facilitatori”, offrendo una serie di prodotti, che vanno dalla formazione alle consulenze, pensati per tutti coloro che desiderano collezionare arte contemporanea e vivere felici.

L’unica cosa di cui non ci occupiamo è l’intermediazione.
E questo proprio per mantenere quella nostra indipendenza che, in questi anni, credo sia stata uno dei nostri punti di forza.

A proposito di mostre, artisti e aste – che tu non pubblicizzi per scelta e deontologia professionale, ma su cui cerchi di attuare, invece, una selezione consapevole – in base a quali criteri decidi di parlare dell’uno, piuttosto che dell’altro?

Nicola Maggi: Il criterio di fondo è sostanzialmente uno: devono attirare il mio interesse, incuriosirmi e mettermi addosso la voglia di condividere con gli altri l’informazione. E questo per una questione di rispetto nei confronti dei miei lettori che cerco di trattare come se fossero degli amici.
Se consiglio una cosa è perché mi piace, perché ci credo, non perché ho un tornaconto. E questo vale per mostre in galleria come per i cataloghi delle aste.

D’altronde viviamo in un mondo in cui subiamo una vera e propria sovraesposizione mediatica e informativa. La selezione è fondamentale.

Poi, ovviamente, siamo umani, e non sempre ci azzecchiamo. Ma questo ci ha permesso di instaurare un rapporto di confronto con i lettori veramente prezioso.
In tanti ci scrivono per segnalarci una mostra o un libro che li ha colpiti.
Attorno a “Collezione da Tiffany” si è creato un bel clima di collaborazione, di confronto alla pari. E questa è forse la più grande soddisfazione.

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In molti guardano a te come a un influencer. Quali sono, secondo te, i veri influencer di oggi?

Nicola Maggi: Sinceramente? Non ne ho idea.

There ain’t no Guru who can see through your eyes cantava John Lennon e lo stesso vale per gli influencer che spesso sono al soldo di qualcuno, dando vita ad una forma di pubblicità occulta dalla quale, sinceramente, mi tengo ben lontano.

Io non voglio influenzare nessuno, mi piace dare dei consigli, condividere il mio punto di vista o aiutare gli altri a tirar fuori il proprio, questo sì. E non disdegno il confronto diretto.
Ognuno di noi possiede un pezzetto di “verità” e più ne mettiamo insieme più ci avviciniamo alla “Verità” con la “V” maiuscola. Ma nessuno la possiede per intero.

Mi piace pensare che “Collezione da Tiffany” sia una parte, magari importante, di questo processo che potenzialmente può far crescere lo spirito critico collettivo.
Il terreno di coltura degli influencer, invece, è molto spesso il “pensiero unico”.
Sinceramente non mi interessa guidare un gregge.

Utopisticamente: che cosa ti piacerebbe cambiare nel sistema arte contemporanea?

Nicola Maggi: Mi piacerebbe che avesse un po’ più coraggio e cercasse di superare i propri limiti, in particolare abbattendo quell’asimmetria informativa che ancora oggi è vissuta da molti come un “asso nella manica”, ma che invece è un’arma a doppio taglio.

Oltre al fatto che, parlando proprio a livello di sistema e non solo di mercato, mi piacerebbe che si insegnasse arte contemporanea nelle scuole di ogni ordine e grado. É incredibile come in Italia la maggior parte dei giovani sia quasi completamente analfabeta nei confronti di quelli che sono i linguaggi artistici della propria generazione.
Studiare la storia è fondamentale, ma serve solo se tale studio è legato alla capacità di guardare al presente così da poter costruire, un giorno, il futuro. Capacità il cui sviluppo passa anche dall’arte.
Citando liberamente il saggio “Oogway” di Kung Fu Panda, ci preoccupiamo troppo per ciò che era e ciò che sarà. “C’è un detto: ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi… è un dono. Per questo si chiama presente”.

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Infine: che cos’hai appeso alle pareti di casa tua?

Nicola Maggi: Meno di quanto vorrei. In questi anni mi sono dedicato molto a “Collezione da Tiffany” e allo studio che sta dietro ad ogni articolo che pubblico. E ho un po’ trascurato la mia attività di piccolo collezionista.

Oggi la “collezione” di famiglia dipende ancora molto da quelli che erano i gusti, molto eclettici, di mio nonno e non è facile metterci le mani, anche per motivi affettivi.

Detto questo, però, come molti miei lettori avranno intuito, ho una certa passione per la fotografia e per le opere su carta. E questo è il filone che sto cercando di sviluppare.

Spero che il 2019 possa rappresentare un anno di passaggio importante in questa direzione. Proprio in questi giorni ho portato ad incorniciare due scatti di Euro Rotelli, un fotografo che apprezzo tantissimo e che non vedo l’ora di appendere in casa…


Maggiori informazioni sul blog: Collezione da Tiffany

 

Alice Traforti

Founder e Redazione | Vicenza
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